A ricordarlo figure di spicco della cultura nazionale e savonese in particolare: Carla Nespolo, Franca Ferrando, Franco Astengo, Bruno Marengo, Balduino Astengo, Carlo Varaldo, solo per citare alcuni nomi.
Al nostro arrivo, macchiato da colpevole ritardo, Bruno Marengo sta ricordando quel terribile 9 maggio in cui l’Italia seppe della morte di Aldo Moro: allora Umberto Scardaoni, senza dir nulla, prese la bandiera dalla sede savonese del Partito e la portò in quella della Democrazia Cristiana, per mostrare tutta la sua vicinanza e la solidarietà in un momento così buio del nostro Paese. Gli altri compagni lo seguirono in silenzio.
Lo stesso silenzio, colmo di rispetto, aleggia ancora in Sala Rossa quando al tavolo si dirige Balduino Astengo, che commuove e si commuove, condividendo con noi il suo personale ricordo dell’ex sindaco, unendosi alla proposta di dedicare la sede ISREC di Savona a Umberto Scardaoni.
“In me rivedeva forse la sofferenza patita dalla mia famiglia”, la famiglia di quel Cristofino Astengo che della resistenza fu a Savona tra i primi martiri, sulla cui lapide sfregiata e ripristinata Balduino pone tutti gli anni sette rose rosse.
La “barbarie assoluta del fascismo”, ricorda Balduino, fu sconfitta da quel CLN di cui Scardaoni incarnava in sé lo spirito stesso: persone diverse per cultura, fede, ideologia eppure unite in nome di un obiettivo comune immensamente più alto dei credo personali di ognuno.
Sindaco, senatore e poi presidente dell’Istituto Storico della Resistenza, la tenacia era una caratteristica che di certo non mancava a Scardaoni: eppure ebbe sempre l’abitudine di ascoltare tutti con rispetto.
Un pregio al quale si deve probabilmente gran parte della sua politica lungimirante, attenta al buon funzionamento dei servizi sociali e decisa a costruire, tramite il mai abbastanza rimpianto PRIS (piano regolatore intercomunale) una mobilità sensata per Savona e comuni limitrofi: un programma la cui dismissione ha dato i risultati che ora sono sotto gli occhi di tutti.
Il miglior auspicio per la nostra città, in cerca di un futuro che sembra sempre più lontano, è forse proprio questo: che le generazioni che verranno riprendano il suo insegnamento di uomo profondamente antifascista e mai ancorato al passato, ma dallo sguardo sempre rivolto a un’idea concreta di futuro e benessere sociale.