La cittadinanza comprese i rischi, vennero raccolte più di diecimila firme in pochi mesi (in una città con 60mila abitanti), si tennero interi consigli comunali sul tema e qualcuno, elettoralmente parlando, ci rimise la testa.
Uno dei problemi più evidenti fu il modo particolarmente rapido e indolore in cui passarono le pratiche: “Perché - domandava Porto Elettrico - il 12 novembre 2012 la Regione Liguria decreta: "pratica non sottoposta a V.I.A in quanto non concorrono gli elementi indicati nell’allegato 5 (LR 38 del 30/12/1998)" sebbene sia facilmente evidenziabile che ne ricorrano almeno otto?
Se il bitume non presenta rischi per la salute, perché l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2005 conclude che è verosimile che nei fumi liberati dal bitume siano presenti sostanze carcinogenetiche?
E perché la stessa INAIL, nella sua Guida per le attività di asfaltatura, sottolinea la pericolosità per la salute del prodotto?
Dobbiamo dedurre che l'odore poco gradevole sarà una certezza per i Savonesi?”.
I savonesi, al netto delle gradite puzze turbodiesel delle navi, da quella di bitume per ora si son salvati, ma non a tutti è andata altrettanto bene.
Sulle prime alture di Albenga, tra Cisano e Zuccarello, due splendidi paesini sulle rive del torrente Neva, ha sede l’impianto di tale ICOSE Spa.
Spicca per puzza la produzione di bitume. Quasi inutile menzionare la disperazione di molti dei pochi abitanti, assaliti dai miasmi. Nausee e cefalee, occhi che lacrimano e gola che brucia alcuni dei sintomi più frequenti. (http://www.lanuovasavona.it/2019/05/20/leggi-notizia/argomenti/salute-veleni/articolo/zuccarello-esposto-dei-cittadini-contro-i-miasmi-del-bitume.html)
E ora la produzione si vuole raddoppiare mitigando i disagi, a detta del proponente.
La Regione, come accadde a Savona, evidentemente non ritiene necessario che la pratica venga sottoposta a VIA, nonostante alcune note che la stessa Icose Spa riporta a pag. 15 del suo proprio studio preliminare ambientale depositato in Regione, alla voce “vincoli”:
- L’area ricade in zona sottoposta a vincolo Ambientale di cui DM del 24/04/1985 pubblicato sulla G.U. 143 del 19/06/1985 pagina 45.
- L’area ricade in zona sottoposta a vincolo idrogeologico.
- L’area è a distanza inferiore di 150 m. da corso d’acqua iscritto (torrente Neva)
- Si trova in prossimità di edificio sottoposto a tutela ai sensi della legge del 1° giugno 1939
(Forte Centrale – Zuccarello)
Ed è proprio scartabellando tra gl’incarti di casa Toti che ci balzano all’occhio alcune cosette ulteriori...
Passo indietro: ricordate quando la centrale Tirreno Power di Vado Ligure andava a carbone? Bene, i limiti di legge su una delle emissioni più pericolose, quella degli ossidi di zolfo (SOx) ammontava alla concentrazione di 390 milligrammi al metro cubo (mg/nmc). Trecentonovanta. Massimo.
La Icose Spa dichiara che ad ammodernamento concluso otterrà dal nuovo impianto e tra le altre, una concentrazione di ossidi di zolfo (SOx) inferiore a 500 mg/nmc.
Cinquecento.
Ma è scorrendo il documento che troviamo la sorpresa: l’impianto attuale viene dichiarato come concentrazioni di SOx e salvo errori ed omissioni (avremo certo capito male noi) nientemeno che ad una soglia di 1700 mg/nmc.
Millesettecento.
Che stando alle ore di attività dichiarate da Icose sull’anno farebbe 59,16 tonnellate di ossidi di zolfo (SOx) l’anno in atmosfera. Senza contare tutti gli altri inquinanti inclusi gli IPA, che sono tanti e pericolosi, ci sia concesso.
Il nuovo impianto senza VIA - secondo quanto dichiarato da Icose - porterà si ad un raddoppio della produzione, ma anche, aggiungiamo, al raddoppio della portata emissiva, da 29000 mc/ora a 58000 mc/ora passando così a oltre 118 Tonnellate di ossidi di zolfo annui.
Ma a questo nessuno sembra far caso.
Secondo il giurista ambientale Marco Grondacci, inoltre, si sarebbe dovuto imporre l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) perché l’impianto tratterebbe anche recupero di rifiuti non pericolosi superando le soglie quantitative di legge che impongono questa autorizzazione.
Invece è stata rilasciata la ben più blanda Autorizzazione Unica Ambientale - AUA (peraltro del 2014 e non aggiornata).
In questo modo si sarebbe impedito che il Sindaco potesse esercitare il potere di Parere Sanitario che avrebbe permesso di valutare meglio gli eventuali rischi sanitari presenti e futuri, visto l’ampliamento della capacità produttiva richiesto.
Insomma, niente AIA, niente VIA.
Aggiungiamo una scheda informativa, prodotta da Porto Elettrico in quella calda estate 2015, sul “lato oscuro” del bitume.
Così, tanto per ricordare che la scienza è scienza, mentre il resto è solo verba volant.