Al centro dei sospetti dell’associazione, i rapporti economici, seppur indiretti, esistenti tra i Comuni cui viene rilasciata la bandiera blu e la Fee (Foundation for Environmental Education) che ogni anno promuove le località virtuose.
“Sembrerebbe emergere una prassi in cui vi sono dei rapporti economici tra comuni e FEE Italia – scrive il Codacons nell’esposto – Da un lato la procedura di attribuzione della bandiera blu è gratuita, dall’altro sembrerebbero esservi dei costi a carico dei Comuni per erogare corsi di formazione, tramite FEE Italia, alle scuole dei Comuni interessati. Qualora le procedure di attribuzione delle Bandiere fossero sorte sul presupposto – certamente indiretto e non diretto – di un accordo/convenzione o altra forma di fondamento contrattuale con il Comune, è indubbio che si debba procedere a far chiarezza circa le procedure amministrative che hanno determinato sia l’accordo di sponsorizzazione e pubblicità che la stessa realizzazione della procedura di valutazione delle acque”.
Il Codacons chiede quindi alle Procure, all’Anac e all’Antitrust di aprire “una istruttoria finalizzata ad accertare la correttezza, sotto un profilo tecnico/giuridico, delle procedura di assegnazione dei riconoscimenti alla balneazione e, quindi, un accertamento circa l’esistenza di rapporti giuridico-economici, anche non direttamente riconducibili (ad esempio procedure per acquisto bandiere, ovvero, costi sostenuti per assegnare corsi in tema di tutela ambiente nelle scuole) – ma comunque influenti – per il procedimento di rilascio dei riconoscimenti bandiera blu”.
Prima di fregiarsi di certificazioni ambientali di ogni tipo, sarebbe opportuno escludere ogni dubbio circa l'assenza di legami di tipo economico o di varie utilità tra chi attesta la virtuosità di un Ente e l'Ente che riceve la certificazione.
Come la vicenda Leed for Cities dovrebbe insegnare.