Forza Nuova annuncia che il 27 ottobre prossimo scenderà in piazza con la camicia nera.
Si tratta dell’ennesima provocazione, del corollario estenuante di una serie di provocazioni che stanno susseguendosi e che debbono essere seccamente respinte.
Il 27 ottobre, infatti, sarà anche la giornata nella quale è stata indetta una manifestazione antifascista in risposta alle provocazioni che la nostra Città ha subito in questi giorni per tradirne la memoria e l’identità.
Tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 Savona, come altre parti d’Italia, visse sotto il tallone di ferro della dominazione nazista e degli epigoni della Repubblica Sociale, eredi di vent’anni di dittatura fascista.
Oggi si può scendere in piazza con la camicia nera con l’arroganza di chi sa di violare la Costituzione Repubblicana e di stare dalla parte del nazismo, la bestia più feroce che il mondo abbia mai visto, ma non si può cancellare la storia, in particolare la storia della nostra Città.
Savona è stata una Città operaia,la cui economia è stata per decenni sorretta dalla presenza delle grandi fabbriche nelle quali l’antifascismo fu presente per tutto il lungo ventennio: non sviluppo qui l’elenco degli operai perseguitati, incarcerati, confinati.
Dall’8 settembre in avanti Savona è stata al centro di una fortissima attività resistenziale, ben documentata dalla motivazione riguardante la medaglia d’oro al Valor Militare assegnata alla Città, donando alla causa della Libertà donne e uomini martiri, torturati, deportati.
Non si citano qui specifici episodi salvo quello dello sciopero operaio del 1° marzo 1944 (al termine del quale i tedeschi rastrellarono decine di operai consegnandoli ai campi di sterminio) perché quel momento rappresentò il momento più significativo del raccordo decisivo tra la lotta nelle fabbriche e la lotta partigiana.
Ma la Resistenza non è stata soltanto lotta armata.
La Resistenza è stata prima di tutto coesione di popolo: se non avesse rappresentato questo decisivo fattore non sarebbe certo riuscita vittoriosa.
La Resistenza è stata salvezza.
Forza Nuova deve essere ignorata e la sua eventuale presenza annegata da una grande partecipazione di popolo.
Noi esaltiamo la Liberazione, difendendola da ogni idea di distorsione dei valori che essa rappresenta; da ogni tipo di “revisionismo storico”, da tutte le aggressioni che vengono portate alla sua memoria.
Non possiamo dimenticare che gli stessi operai delle fabbriche difesero, negli ultimi giorni di guerra, i macchinari che i tedeschi intendevano portare via. La difesa di quei macchinari in tante fabbriche a Genova, a Milano, a Torino ed anche a Savona (un episodio molto importante sotto quest’aspetto accadde alla Scarpa e Magnano) consentì di riprendere subito la produzione, di riavviare il riscatto, anche economico, della nuova Italia.
Non possiamo dimenticare che la ricostruzione della nostra Città avvenne, tra grandissime difficoltà, proprio per opera di quegli operai che avevano condotto la lotta di Resistenza.
Nel momento più difficile della ricostruzione, subendo anche il più duro attacco all’economia cittadina attraverso la fase di riconversione dell’industria bellica, Savona fu amministrata dai grandi partiti di massa della sinistra esprimendo come Sindaci e Assessori operai delle sue grandi fabbriche.
Questo non può essere dimenticato: anzi va rivendicato spezzando subito il cerchio del negazionismo e il tentativo di esaltare i massacratori.
E’ necessario non indugiare: occorre un forte afflato unitario per chiudere definitivamente questa serie di inaccettabili provocazioni esaltando invece per intero la memoria di Savona, città antifascista, città liberata dai partigiani ma soprattutto città di una grande incancellabile cultura operaia dalla quale scaturì un forte e fiero antifascismo.
Antifascismo che deve ancora rappresentare adesso il tratto più distintivo dell’identità savonese.