News06 novembre 2018 12:42

Casapound e l'amministrazione di Carcare

Franco Astengo nel suo intervento osserva quanto sia pericolosa la dichiarazione del Sindaco di Carcare, perché proclamandosi apartitica, e quindi equidistante rispetto a un soggetto che si autodefinisce neofascista viola la Costituzione stessa. Insorgono ANPI e ARCI, CGIL, ISREC e ANED

foto: Trieste Prima

foto: Trieste Prima

L’attivismo delle “tartarughe frecciate”, almeno in provincia di Savona, si sta intensificando fortemente, e questo è da tener presente, scrive Astengo che aggiunge: “colpisce, nelle parole del Sindaco, la definizione di “apartitica” attribuita all’Amministrazione. Una definizione evidentemente intesa quale “aggiunta di valore” per una presunta (e impossibile, è questa vera e propria mistificazione) equidistanza.

Affermazione pericolosa, perché contiene un attacco alle strutture portanti della democrazia repubblicana.

Proclamare un’amministrazione comunale come “apartitica”, in particolare in un’occasione come questa, significa dare spazio a un’idea individualistica dell’agire politico e considerare la gestione di un Comune come un fatto meramente burocratico e non politico.

Preoccupano due cose:

1)      l’individualismo, difatti la dizione “apartitica significa in sostanza una forma di democrazia rappresentativa in cui i rappresentanti vengono eletti a titolo personale.

2)      Il tener lontano l’idea del “partito” come se si trattasse di una forma negativa dell’azione politica.

In particolare questo secondo punto del dispregio verso l’idea del “partito”, è stato alla base della degenerazione che la democrazia italiana ha subito nel corso dei due decenni precedenti.

Una degenerazione che ha avuto al centro i temi della personalizzazione, dell’individualismo, della concezione proprietaria della politica, dell’indistinguibilità rispetto ai temi dei valori portanti dell’eguaglianza e della solidarietà che stanno alla base della Costituzione Repubblicana. Costituzione Repubblicana che fa piena professione di antifascismo, impedendo la ricostituzione di simulacri del Partito Fascista.

La Liberazione dell’Italia dall’invasione nazi-fascista fu condotta, tra il 1943 e il 1945, dal Comitato di Liberazione Nazionale formato dai sei partiti antifascisti: se questi il 9 settembre 1943 avessero proclamato la loro equidistanza l’Italia, abbandonata dal Re e dal Governo, sarebbe rimasta completamente in balia dei nazifascisti e, successivamente, con la liberazione da parte degli alleati non avrebbe più recuperato completamente la propria possibilità di governarsi democraticamente restando (come accadde per il Giappone) sotto completa tutela.

Altro che il “sovranismo” proclamato oggi dagli eredi di chi trascinò il Paese nel conflitto più rovinoso della storia!”

Anche le forze che hanno organizzato il Corteo Antifascista del 27 ottobre non ci stanno: “Nell’ultimo periodo moltissime amministrazioni comunali italiane, di tutti i “colori” politici ma fermamente democratiche (non ultimi ricordiamo i Comuni di Parma e di Genova), hanno deciso di non mettere a disposizione spazi pubblici a movimenti o associazioni che manifestano ideologie xenofobe, razziste ed omofobe e che si ispirano, direttamente o indirettamente, al fascismo e al nazismo.

Non condividiamo l’agibilità di uno spazio pubblico a favore di chi sta rimettendo in discussione i principi di civiltà e di convivenza democratica, strumentalizzando il disagio e la sofferenza, proponendo come unica risposta a tutti i problemi la guerra verso chi è più debole ed in difficoltà: in primis i migranti e gli stranieri.

La scuola è il luogo pubblico per antonomasia e riteniamo inaccettabile che un’associazione che si ispira al nazifascismo vi trovi spazio per propagandare le proprie idee che riteniamo in antitesi con i valori democratici sanciti dalla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza.

Auspichiamo che episodi come questo siano utili per coalizzare tutte le realtà democratiche ed antifasciste in una grande mobilitazione nazionale per richiedere al Governo ed al Parlamento italiani il recepimento nel nostro ordinamento giuridico della Risoluzione del Parlamento europeo del 25 ottobre 2018 sull'aumento della violenza neofascista in Europa (2018/2869(RSP), risoluzione in cui espressamente “si invitano gli Stati membri ad adottare ulteriori misure per prevenire, condannare e contrastare la retorica dell'odio e i reati generati dall'odio ed a contrastare la diffusione del razzismo, del fascismo e della xenofobia” ed in cui “si esorta gli Stati membri a contrastare le organizzazioni che incitano all'odio e alla violenza negli spazi pubblici e a vietare di fatto i gruppi neofascisti e neonazisti e qualsiasi altra fondazione o associazione che esalta e glorifica il nazismo e il fascismo”.”


LNS