Lo stabilimento di Vado è a rischio, a causa di scelte non tanto politiche quanto manageriali.
E cinquecento famiglie, abituate da anni ad esser preoccupate per il futuro, ora pretendono risposte.
Dopo la fumata nera seguita all'incontro del Ministero dello Sviluppo economico lo scorso 9 novembre, il tavolo slitta a dicembre.
Ma all'orizzonte non ci sono commesse: solo il gelido comunicato della multinazionale, che ha dichiarato di prevedere 5000 esuberi tra settore avio e transportation.
Perché, si chiedono i lavoratori, un'azienda fa utile in Italia ma i guadagni se ne vanno all'estero?
Perché un sito che aveva enormi capacità e know how è ridotto ormai a fare solo assemblaggio, e ha dovuto veder chiudere la sua Carpenteria?
Perché non si è investito sull'innovazione tecnologica, perdendo così bandi che sarebbero stati vitali per l'azienda?
Perché questo disinteresse per una fabbrica che è stata uno dei gioielli produttivi del Savonese?
Questi i motivi che hanno spinto i lavoratori a dichiarare lo sciopero per il turno diurno e a dirigersi verso la Prefettura, partendo da Piazza del Brandale e bloccando successivamente via Gramsci e via Paleocapa fino ad arrivare in Piazza Saffi.
Molte volte, nel corso del corteo, i lavoratori si sono fermati per chiedere scusa ai Savonesi per il disagio, ma il commento dei passanti è stato sempre uno solo: avete ragione.