L'ennesimo round delle vertenze Piaggio, Laerh e Bombardier è iniziato con la convocazione presso il Mise per fine aprile e fine maggio delle aziende e dei rappresentanti dei lavoratori.
Da troppo tempo i dipendenti di queste importanti realtà industriali ed occupazionali vivono in una costante situazione di dubbio ed instabilità riguardo al loro futuro, e da molti mesi si susseguono incontri ministeriali decisamente poco risolutivi, manifestazioni di protesta, piani industriali regolarmente disattesi, conferme di notizie e successive smentite talmente rapide nel loro susseguirsi da risultare quasi ridicole.
Ma i tavoli, le trattative, gli incontri sono semplici foglie di fico se non seguono fatti concreti e risolutivi della situazione di crisi.
Ciò che rimane della capacità produttiva della Provincia è messo in discussione, nonostante le promesse del passato ed oggi vengono al pettine i nodi dell'assenza di una vera politica industriale ed ambientale, latitanti da anni nel nostro Paese, e della incapacità di ridisegnare una vocazione per il territorio dopo la fine del periodo della grande industria.
Ormai da due anni si attendono segnali positivi dal Gruppo di Coordinamento e Controllo per l'area di crisi industriale complessa della Provincia, resi difficili da ritardi, burocrazia e scarso coordinamento tra centro e periferia ed è evidente che la politica non sia stata capace di finalizzare i possibili interventi verso la creazione di un circolo virtuoso e sinergico tra nuove localizzazioni ed investimenti e realtà produttive ed occupazionali esistenti.
Carenze infrastrutturali, assenza di programmazione per limitare il ricorso alla gomma per i trasporti, divisioni all'interno della compagine governativa su questioni strategiche come la difesa e la mobilità interna ed internazionale di beni e persone condizionano pesantemente la possibilità di soluzione di queste vertenze che interessano, tra l'altro, aziende ad alto valore tecnologico.
In questo panorama, obbiettivamente deprimente, i lavoratori rappresentano la parte debole, chiamata a subire, comunque, le decisioni delle proprietà da una parte e gli attendismi pubblici legati alle scadenze elettorali dall'altra.
Non è accettabile che eccellenze, ricche di storia, di competenze, di professionalità, di cultura del fare e del progettare, siano lasciate nel limbo dell'incertezza di un futuro che riguarda circa 2000 famiglie, comprendendo solo parte dell'indotto.
Occorrono certezze, risposte. Occorrono piani industriali che diano futuro alle aziende, rifuggendo da provvedimenti tampone che servono soltanto ad allungare una insostenibile agonia.
Italia in Comune di Savona e della Liguria è vicina ai lavoratori ed alle lavoratrici delle aziende coinvolte ed interesserà i propri vertici nazionali per contribuire ad una soluzione positiva delle vertenze e stimolare gli attori chiamati in scena a recitare una parte credibile per non essere ancora una volta spettatori di un inaccettabile ballo in maschera.