Un’inchiesta giornalistica precisa e toccante, in cui non ci sono solo seimila pagine di atti giudiziari lette e approfondite: c’è la vita e soprattutto la morte dei lavoratori, delle loro mogli e sorelle che in fabbrica non ci andavano, ma facevano il bucato e lavavano le tute da lavoro.
Nei loro polmoni, agganciata come un diabolico uncino, la fibra maledetta dell’amianto: dapprima simbolo del boom economico, della smania costruttrice, dell’edilizia sfrenata, poi emblema di morte, porta d’accesso al mesotelioma.
La strage silenziosa è la storia di una lotta operaia diversa da tutte le altre.
La storia di un’inchiesta al contrario, in cui sotto accusa finirono le vittime.
Di persone che erano vive quando è iniziata la stesura del libro e magari non c’erano più quando è stato pubblicato.
Di dirigenti accusati di esser corrotti, di aver avallato le “pensioni facili”: come Pietro Pastorino, ex direttore provinciale dell’INAIL genovese, che prima di vedere il suo nome riabilitato ha dovuto subire 21 procedimenti penali.
Di lavoratori accusati di aver truffato lo Stato per ottenere un comodo scivolo verso la pensione, trascinati nelle aule giudiziarie a render conto dei “benefici” previdenziali legati all’esposizione all’amianto: eppure sono quasi tremila le morti provocate dall’asbesto in Liguria, e parliamo solo di quelle censite.
Un funzionario dell’INAIL, che aveva valutato l’esposizione all’amianto dei lavoratori e che non sopportava le ombre scagliate sulla correttezza del suo operato, si tolse la vita.
Era un ingegnere di origini savonesi, si chiamava Massimo Mattarelli.
Aveva 37 anni.
Oggi, nell’ufficio genovese dell’INAIL, c’è una sala dedicata alla sua memoria.
Alle infamanti accuse mosse ai lavoratori seguì il riscatto, sotto forma di controinchiesta: un enorme dossier fu presentato in Procura dai sindacati per ristabilire la verità e la giustizia, e per chiedere come fosse possibile che le uniche inchieste portate avanti fossero quelle che colpivano i lavoratori.
La questione venne posta all’uomo giusto, l’allora Procuratore capo Michele Di Lecce, che avocò a sé tutti i fascicoli rintracciabili: allora le indagini sull’amianto smisero di esser sinonimo di truffe pensionistiche, e si riaccese la luce sui malati e sui morti.
Coprotagoniste loro malgrado, tra luci e ombre, le più grandi industrie liguri: Ansaldo, Ilva, Fincantieri.
Fincantieri il cui amministratore delegato Bono nel 2018, durante l’assemblea degli azionisti, ha chiesto scusa… agli azionisti - non alle famiglie delle vittime - per gli utili ridotti a causa dei 40 milioni di euro che “abbiamo dovuto pagare per risarcimento, per i danni provocati dall’amianto”.
Un libro da leggere se si vuol davvero capire la Liguria e le sue contraddizioni, perché La strage silenziosa è anche, e forse soprattutto, la storia della guerra antica e feroce tra lavoro e ambiente, di quella contrapposizione assurda eppur ancora tragicamente irrisolta tra due diritti fondamentali: quello al lavoro e quello alla salute, e alla vita.