L’ideona del sindaco di estromettere la presidente dell’Associazione Pertini dalla scelta dell’opera che dovrà ricordare il Presidente a cui Stella diede i natali ha già dato i suoi risultati, che sono sotto gli occhi di tutti: quando - e a questo punto se - avverrà l’inaugurazione, non ci sarà né l’Associazione guidata da Elisabetta Favetta né la Fondazione Pertini di Umberto Voltolina, cognato del presidente.
Pertini non era un appassionato di statue: lo ha detto con chiarezza. Ma dal momento che si è deciso di onorarne la memoria con un’opera bisognerebbe almeno cercare di far le cose perbene, e di comprendere che le beghe tra sindaco e vicesindaco sono meno del nulla rispetto a una figura della portata di Pertini.
Che il cerchiobottismo dell’antifascismo tiepido non calma i bollenti spiriti di quella destra che i partigiani li chiama assassini e non soddisfa tutta quella parte di cittadinanza - che per fortuna è vasta - che è cresciuta nei valori della Resistenza e dei dettami della Costituzione e li insegna ai propri figli.
Che governare una Città significa decidere, mentre qui la tendenza fin dal 2016 pare sia quella di restare immobili per non inimicarsi questo o quello: anni costellati da errori, crediamo e speriamo più dovuti a ingenuità che a precise volontà, tipo presentarsi sereni all’inaugurazione di una lapide che onora le camicie nere salvo poi precipitarsi al corteo antifascista.
In tutto questo, come Savonesi, non ci resta che chiedere scusa a Pertini che ci auguriamo stia ridendo di noi, a Elisabetta Favetta che da trent’anni porta avanti l’Associazione in sua memoria e soprattutto a suo cognato Umberto, uomo di spirito e di cultura, che porta ancor oggi nelle scuole i ricordi della faticosa costruzione della democrazia nel nostro Paese e che certo avrebbe meritato maggior considerazione.