I file audio citati raccontano di amministratori esasperati che ricevono cose diverse da quelle richieste, e di un Arcuri messo all’angolo che tenta di scaricare il barile su Consip, la centrale acquisti della Pubblica amministrazione controllata dal Ministero dell’Economia che, secondo il commissario, non ha la responsabilità dei mancati arrivi ma ha quella di non aver detto per tempo che le consegne avverranno chissà quando.
Poi cerca di salvarsi con l’annuncio: “Da un paio di giorni sono riuscito a farmi fare uno schema da loro (Consip, ndr): ho preso atto che almeno il 50 per cento dei ventilatori acquistati verrà consegnato alla fine dell’emergenza che non sarà breve. Spero che almeno l’altro 50 per cento riusciremo a portarvelo”. (Ma cosa vuol dire, alla fine dell’emergenza? Quando non serviranno più? È questa l’efficienza di mr Pantalone?)
Come e quando, però, il supercommissario non lo dice. Scrive Il Fatto: “Pare di capire che le consegne, organizzate per fasce di priorità, sono tutte per aria: i lotti che dovevano esser consegnati per primi non sono arrivati e ci sono pure aziende che hanno fatto prima del tempo assegnato ma gli ordini non sono riscalati per consentire alla merce già disponibile di arrivare a destinazione. E allora dopo il leghista Caparini (assessore nella giunta lombarda di Fontana), pure Michele Emiliano che è di tutt’altra parrocchia politica, comincia a dire che “se esiste un mercato parallelo che voi non riuscite a gestire, allora io compro da solo in base alle relazioni internazionali che ciascuno di noi governatori ha”.”
A fargli eco Donatella Tesei, neopresidente dell’Umbria che spara: “se mi si dice che arriva una certa cosa, mi aspetto che poi arrivi davvero: ieri notte nei pacchi che ci avete consegnato abbiamo invece trovato tre carrelli e soli due respiratori rispetto a quelli su cui confidavamo” .
Questo il quadro che - conclude Il Fatto - “non promette nulla di buono, soprattutto sui tempi. Anche perché dei nuovi canali di approvvigionamento esplorati da Arcuri si sa pochissimo, in attesa che diventi operativo il consorzio italiano per produrre almeno le mascherine e limitare la totale dipendenza dell’Italia dalle esportazioni.”
Nel frattempo la gente continua a morire, spesso in casa e senza neppure una diagnosi di coronavirus. E non si può davvero evitare, pur consapevoli delle enormi difficoltà del momento, se ci siano le persone giuste ad occuparsi di un’emergenza che rischia, se le premesse sono queste, di essere ancora molto lunga.