Non bastava il pasticcio memorabile che si è verificato ieri al Senato, con l’annullamento per assenza del numero legale del voto (di fiducia) sull’election day per accorpare la data del referendum sul taglio dei parlamentari con quella delle elezioni regionali e comunali: un accorpamento che già di per sé è un’aberrazione.
Il voto dovrà tornare in aula stamattina, dopo che ancora una volta le istituzioni hanno offerto un imbarazzante spettacolo di sé.
Imbarazzante quasi quanto lo stallo che da mesi sta tenendo in apnea i residui progressisti liguri, incapaci di scegliere un candidato da contrapporre a Giovanni Toti, oggi paladino del popolo contro Autostrade per l’Italia e contro l’ignavia del governo: “se non siete capaci date la gestione delle autostrade a noi che abbiamo costruito un ponte in due anni”.
Il presidente confida sulla memoria corta dei liguri, pronti a dimenticare i sorrisi a Castellucci, i finanziamenti della stessa Aspi alla Lega che di Toti è alleata, pronti a dimenticare la gestione tutt’altro che decente della pandemia, il casino dei ricorsi e controricorsi al TAR per la privatizzazione degli ospedali savonesi, gli esami e le visite mediche che ancora oggi è impossibile anche solo prenotare.
E dimenticare sarà ancora più facile nella nostra rassegnata terra se non c’è qualcuno che sfidi seriamente l’attuale giunta regionale ricordando agli elettori queste cose una per una.
Basterebbe ricordare quanto poco ha fatto la Regione in questi cinque anni per la viabilità ligure e quanto sia peggiorato il sistema sanitario, con conseguenti fughe in altre regioni per farsi curare.
Sarebbero tutti rigori a porta vuota, ma non c’è nessuno a calciare.