News10 luglio 2020 18:23

Le torbide ragioni dello stato d’emergenza

«Ragionevolmente ci sono le condizioni per proseguire lo stato di emergenza per il coronavirus dopo il 31 luglio». Così il presidente del consiglio Conte in quel di Venezia, quando nel giubilo generale le paratoie del Mose han funzionato (devono aver trascorso tre giorni a togliere sabbia e cozze dai fondali). Ma oggi non vogliamo occuparci del Mose, bensì dello “stato d’emergenza” in cui viviamo già da diversi mesi e in cui a quanto pare vivremo ancora

Le torbide ragioni dello stato d’emergenza

La voce confermata oggi dallo stesso Conte ha cominciato a circolare, manco a dirlo, subito dopo l’incontro del primo ministro a Palazzo Chigi con Davide Casaleggio (un privato cittadino senza alcuna carica politica, è doveroso ricordarlo). 

Poi i giornali hanno riportato l’allarme del ministro dell’Interno Lamorgese sull’autunno torrido che potrebbe verificarsi in Italia, e non parlava il ministro della temutissima “seconda ondata” del virus che non si sa neppure se verrà. Parlava di famiglie che non riescono più a far la spesa, come ben certificato dall’analisi di Bankitalia. Di persone che se non disporranno al più presto di nuovi redditi possono contare su un’autonomia di pochi mesi prima di dover chiedere il pasto alla Caritas.

Non possiamo non domandarci se una decisione così grave come la proroga dello “stato d’emergenza” sia dovuta effettivamente a questioni sanitarie e non piuttosto al timore di rivolte sociali. 

Unire i puntini è inevitabile: i tentativi di levar di mezzo Conte che si stanno moltiplicando, le dichiarazioni inaudite di Romano Prodi su Berlusconi, i danni economici causati dal lockdown, i decreti varati ma necessitanti di centinaia di decreti attuativi, le faccine che contornano i post di Conte senza più cuoricini ma rosse di rabbia.

La piazza fa paura: la piazza, di questi tempi, potrebbe aprire la strada ai cari vecchi fascisti che nonostante le accuse di antistoricismo ci sono eccome, senza nemmeno tante mentite spoglie.

In emergenza ci siamo, senza dubbio.

C’è solo da ricordare ancora una volta la centralità del Parlamento e la necessità della rappresentanza.

Invece il referendum sul taglio dei parlamentari sta passando sotto silenzio, divorato dagli appetiti dei presidenti di regione attuali e potenziali, e la legge elettorale è la schifezza che conosciamo.

LNS