La difficilissima trattativa di Bruxelles significherà, in caso di fallimento di Conte, una marea di voti per Salvini e Meloni, e in questo contesto non può stupire che proprio alcuni “sovranisti europei” (perdonateci la definizione ossimorica) stiano cercando di far saltare il negoziato.
I nuovi focolai, certamente presenti ma molto amplificati dai media - nonostante la relativa tranquillità clinica dei casi che almeno finora appare - sembrano cadere a fagiolo per allungare nel tempo almeno i superpoteri del Domenico Arcuri commissario se non l’intero stato d’emergenza, la cui ventilata proroga per tre o sei mesi fortunatamente incontra riserve anche nella maggioranza.
L’importantissimo referendum costituzionale che con la legge elettorale in vigore rischia di limare ben bene la rappresentanza è soverchiato dalle campagne elettorali nelle regioni, come ampiamente previsto da chi inutilmente ha dato l’allarme sull’indecenza anticostituzionale dell'“election day”.
In tutto questo appare sempre più urgente la ricostituzione unitaria delle forze di sinistra auspicata in questi giorni da Franco Astengo: una sinistra che deve essere orientata in funzione di difesa democratico - costituzionale e che deve proporre “una netta distinzione tra l’emergenza sanitaria e il piano istituzionale di limitazione della democrazia così come questa è venuta avanti nei mesi del lockdown e successivi con la sequela di DPCM, il salto del Parlamento, la visione “solitaria” e sostanzialmente autocratica del Presidente del Consiglio.”
“L’opposizione alla proroga dello stato di emergenza sul piano istituzionale deve risultare assolutamente netta e senza sconti” scrive Astengo.
Se così non sarà, aggiungiamo noi, la sinistra perderà la sua ragion d’essere: la difesa dei deboli, e della democrazia.