News23 luglio 2020 18:21

Clamoroso: la Corte dei Conti fa a pezzi la Regione

Corte dei Conti da paura sulla gestione Toti: dalla sanità made in Alisa alle partecipate, pubblichiamo qualche incredibile stralcio e la relazione integrale presentata oggi dove si parla perfino di “disastro economico”

Clamoroso: la Corte dei Conti fa a pezzi la Regione

Sulla fusione IRE  - IPS: “Nessun operatore economico privato razionale avrebbe posto in essere un’operazione del genere: l’operazione è completamente priva di ragionevolezza economica ed è volta, esclusivamente, a far gravare sulla collettività il costo derivante dal salvataggio di una società in stato di insolvenza.”

E poi ancora, osservazioni critiche sulla gestione di Parco Tecnologico Val Bormida S.r.l., Liguria ricerche S.p.A., Liguria International S.c.p.A, Liguria Digitale S.p.A., la Società per Cornigliano S.p.a. che presenta “un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti” (!).

Nella relazione del procuratore la fusione IRE - IPS merita addirittura un capitolo a sé, “SULL’INTENTO ELUSIVO DELL’OPERAZIONE DI AGGREGAZIONE E SULL’ELUSIONE DELL’ARTICOLO 119, COMMA 6, DELLA COSTITUZIONE” .

Si legge: “l’operazione può celare obiettivi estranei a finalità economiche ragionevoli: ad esempio la mera rivalutazione di cespiti per migliorare la situazione economica del bilancio, traslazioni preferenziali di debiti, riduzioni di garanzie patrimoniali per apparenti coperture di perdite e così via. Essenziale, quindi, è che le operazioni corrispondano ad un disegno economico riconoscibile ed attendibile e non si configurino, quindi, come mero artificio per finalità indebite in quanto operazioni prive di ragionevolezza economica. Ed è ciò che è accaduto nell’operazione di aggregazione di I.P.S. ad I.R.E.

Sul risparmio di costi, così come rappresentato dalla Regione, si ha motivo di dubitare, posto che, più che risparmio di costi, vi è stata una traslazione di debiti da I.P.S. ad I.R.E, debiti ai quali la società ha potuto far fronte grazie all’aumento del capitale sociale finanziato dalla Regione stessa attraverso l’operazione di indebitamento”.

“Una riflessione ancora più profonda - scrive il procuratore Claudio Mori - andrebbe fatta sul corretto, efficace ed economico impiego delle risorse umane. Tenuto conto che la Regione si avvale delle proprie società in house per lo svolgimento di attività core, cioè di attività ordinaria di diretta competenza degli uffici regionali, occorrerebbe comprendere se questi affidamenti siano giustificati da scoperture degli organici degli uffici o da altre particolari e contingenti ragioni perché, diversamente, non sarebbero giustificati, in quanto palesemente antieconomici. 

Un altro aspetto, poi, costantemente rilevato negli anni, fatto osservare alla Regione, ma rimasto privo di riscontri, è dato dalla strumentalizzazione dell’istituto dell’in-house nel campo delle consulenze. La Regione elude l’obbligo di ricorrere al mercato affidando le consulenze alle proprie società in house, le quali, a loro volta, le affidano all’esterno.

In virtù del principio di trasparenza dei bilanci pubblici, la collettività deve avere contezza delle scelte effettuate ed essere in grado, soprattutto, di comprendere le ragioni per le quali la Regione non abbia scelto il mercato. 

Molto spesso le risorse pubbliche sono volte a risolvere i problemi di carattere economico-finanziario delle partecipate attraverso un intervento di FILSE che fornisce liquidità indirizzata a garantire la sopravvivenza della/e società stesse, quindi, in palese violazione del principio di economicità della scelta, in considerazione della scarsità dei mezzi economici e del costo/opportunità che discende da ogni scelta effettuata.”

E non è finita: 

“Desta forte preoccupazione, a parere di questa Procura, la non corretta applicazione, da parte delle società partecipate, della disciplina relativa alla trasparenza […] che deve riguardare tanto l’organizzazione quanto l’attività svolta. 

Dall’esame fatto dalla Sezione, emerge che le società partecipate omettono, praticamente quasi tutte, di pubblicare le modalità e i criteri di reclutamento del personale. 

La Procura osserva che tale omissione oltre a costituire, di per sé, una violazione di legge, non garantisce, ai cittadini, parità di accesso alle procedure concorsuali e potrebbe favorire politiche assunzionali clientelari o, comunque, prestarsi a favorire soggetti che, per qualunque ragione, abbiano rapporti o conoscenza diretta di amministratori o dipendenti della società. 

Altrettanto censurabile è la mancata pubblicazione dei tempi di pagamento. La Sezione, solo a seguito di richiesta istruttoria, è riuscita a conoscere i relativi dati che, peraltro, presentano indici sicuramente non buoni.”

Poi, la questione ARTE Genova. Si legge: “si prende atto, oltre che della moratoria del debito fino al 2020, che CARIGE sta valutando anche l’ipotesi di cessione del credito vantato nei confronti di ARTE Genova, quale non-performing loan. Il disastro economico di questa operazione si scaricherà, comunque, sulla collettività o attraverso il reperimento di ulteriori risorse pubbliche dal bilancio regionale ovvero sul bilancio di CARIGE

La Regione con questa operazione, oltre ad aver eluso l’obbligo del divieto di indebitamento per spese correnti, posto che ha finanziato il disavanzo sanitario del 2011 con una cartolarizzazione, continua a non rappresentare nel proprio bilancio nel 2011, violando, palesemente e reiteratamente, il principio di trasparenza dei bilanci pubblici.”

Perplessità anche sul ponte Morandi: “desta perplessità, ed in parte preoccupazione, è lo stato di inutilizzazione delle risorse provenienti dal Ministero a seguito del crollo del viadotto del Polcevera – Ponte Morandi” si legge in uno specifico capitolo.

Il capitolo dedicato alla Sanità dovrebbe preoccupare alquanto i liguri:

“I risultati consolidati del servizio regionale per gli anni 2017-2019 sono stati i seguenti, tutti, ovviamente, con il segno negativo: 56 milioni nel 2017, 56 milioni nel 2018 e 64 milioni di euro nel 2019 - si legge. 

Quindi, già di per sé, la Regione non è riuscita a conseguire gli obiettivi che si era posta. Ma di per sé, l’eventuale mancato raggiungimento degli obiettivi è uno dei possibili esiti di un’attività di programmazione che fissi obiettivi, risultati intermedi e risultati finali. 

E, pur tuttavia, é fondamentale che ne vengano misurati gli scostamenti, analizzate le cause e vengano predisposte le misure correttive. 

Posto ciò, la Procura si chiede quale sia stata la concreta attuazione dell’articolo 5 della legge regionale n. 34/2016, anche alla luce di quanto indicato nel piano sanitario relativo agli anni 2017-2019. 

Sarebbe, cioè, necessario comprendere, anche ai fini del doveroso rispetto del principio di trasparenza dei bilanci e del principio dell’accountability, le ragioni del mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati dal legislatore regionale attraverso la redazione di una relazione esplicativa che indichi, dettagliatamente, per ciascuna voce di spesa da razionalizzare, la quantificazione dei risparmi, la somma spesa finale, lo scostamento rispetto all’obiettivo e l’analisi dello scostamento. Allo stesso modo, sarebbe necessario, per ciascun anno preso in considerazione, valutare la qualità delle prestazioni erogate, attraverso, ad esempio, la griglia dei LEA ed il saldo della mobilità extra-regionale, per comprendere se la razionalizzazione della spesa abbia inciso sulla qualità delle prestazioni erogate.” 

Sarebbe necessario - scrive ancora Mori - comprendere l’effettivo ruolo svolto da A.Li.Sa, istituita con la legge regionale 29 luglio 2016, n. 17 e con attribuzione della funzione e della responsabilità, inizialmente, anche della Gestione Sanitaria Accentrata (GSA) – venuta meno con l’abrogazione dell’articolo 3, comma 4, lettere c) e d), ad opera dell’articolo 32, comma 1, della legge regionale n. 29/2018 – con particolare riferimento alle funzioni attribuite dall’articolo 3, comma 2, della legge istitutiva, soprattutto con riferimento al risparmio dei costi derivanti dall’esercizio centralizzato di diverse funzioni ed al miglioramento delle prestazioni erogate.

Dalla relazione redatta dalla Sezione si rileva che la centralizzazione degli acquisti, per il momento, continua a non funzionare perfettamente, rimanendo, tuttavia, non chiare le ragioni di tali disfunzioni; (in parte sono attribuite responsabilità agli Enti del servizio sanitario regionale che non fornirebbero i dati tempestivamente, in parte sembrerebbero attribuibili alla lentezza delle procedure di gara che costringerebbero gli enti stessi a continue proroghe dei contratti già in essere). Ad ogni buon conto, dalla relazione si evince che la lentezza delle procedure di gara sarebbe, in parte, imputabile anche a carenza di personale di A.Li.Sa. Su questo aspetto sarebbe opportuno comprendere se le unità aggiuntive nella pianta organica di A.Li.Sa siano neutralizzate da sottrazione di personale regionale della Regione o degli Enti del servizio regionale o se debbano essere considerate nuove unità di personale con un inevitabile incremento del costo complessivo. In quest’ultimo caso, ed in virtù delle attribuzioni e funzioni attribuite ad A.Li.Sa i maggiori costi dovrebbero essere compensati da risparmi derivanti da accentramento delle funzioni in termini o di razionalizzazione dei costi o aumentata qualità delle prestazioni.”.

Vi alleghiamo QUI la relazione integrale.

LNS