Il tracollo delle società partecipate
"Secondo il procuratore della Corte dei conti Claudio Mori, la Regione Liguria gestisce le sue partecipate in maniera ''non economica, e senza alcuna valutazione sull'opportunità delle risorse investite” e talora con “violazioni di obblighi di legge”. È quanto emerso durante il giudizio di parifica dell'esercizio finanziario 2019 della regione Liguria, che si è tenuto ieri in video-conferenza".
Così il candidato progressista, che prosegue: "Uno degli esempi più clamorosi è la Parco Tecnologico Val Bormida S.r.l., costituita nel 2009 sulle ceneri dello storico stabilimento chimico di Ferrania. Una società in house di Regione Liguria tramite la finanziaria pubblica F.I.L.S.E. S.p.A., che avrebbe dovuto operare nei settori delle energie rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza energetica, della chimica e dell’ambiente in generale.
La procura scrive che, negli anni,“sono stati consumati circa 6 milioni di euro di risorse pubbliche senza alcun vantaggio, in assenza di ritorni economici per la collettività”.
Secondo il procuratore Mori, malgrado l’obbligo di dismissione della partecipazione, la Regione anche nel 2019 ha erogato 662 mila euro alla partecipata.
Fallimentare anche la gestione di altre due società controllate dalla Regione: Liguria ricerche S.p.A. e Liguria International S.c.p.A.
La procura fa rilevare che gli assessorati si rivolgono spesso a queste due società per attività di stretta competenze degli assessorati stessi. Ma c’è di più: per soddisfare le richieste della Regione, spesso le due società si rivolgono all’esterno pagando fior di consulenze: “La Procura non può non rilevare che, in situazione come quelle appena descritte, a parità di servizio reso, vi sia il rischio di una duplicazione, se non triplicazione, delle risorse impiegate con evidente antieconomicità dell’azione amministrativa”.
“Un altro aspetto, poi, costantemente rilevato negli anni, fatto osservare alla Regione, ma rimasto privo di riscontri, è dato dalla strumentalizzazione dell’istituto dell’in-house nel campo delle consulenze…La Regione elude l’obbligo di ricorrere al mercato affidando le consulenze alle proprie società in house, le quali, a loro volta, le affidano all’esterno”.
Altre incongruenze.
La Società per Cornigliano spa “presenta un numero di amministratori (5) superiore a quello dei dipendenti (4), e, quindi, di per sé andrebbe dismessa”. Andrebbe dismessa anche la Liguria Patrimonio spa (gestione di immobili), per ragioni quasi opposte: non ha nemmeno un dipendente.
Liguria Digitale
La procura eccepisce anche sull’economicità di Liguria Digitale spa. Costituita in house dalla Regione per risparmiare sui costi dei servizi analoghi offerti dal mercato, in realtà Liguria Digitale fa spendere ai contribuenti più di quanto il mercato avrebbe offerto. Lapidario il giudizio: “non sono risultati risparmi di spesa, nonostante il conseguimento del risparmio di spesa costituisse una delle ragioni dell’affidamento in house”.
L’anima nera di tutte le partecipate è la Filse, la finanziaria della Regione da cui dipendono le erogazioni alle partecipate. La procura denuncia “l’opacità dei rapporti che legano la holding alle controllate”, in particolare alla LigurCapital spa. Ma, fatto ancora più grave, “la Regione utilizza FILSE quale soggetto interposto per raggiungere risultati che, alla Regione medesima, sarebbero vietati“, sfuggendo al dovere di “agire secondo le logiche dell’«imprenditore privato in un’economia di mercato» e dell’«imprenditore accorto», ponendo in essere investimenti redditizi, sia pur secondo una visione di ampio respiro”.
Un capitolo a parte viene dedicato all’aggregazione tra Ire (Infrastrutture Recupero Energia) e Ips (Insediamenti produttivi savonesi). Per salvare Ips, gravata da 7 milioni di debiti, la Filse è intervenuta con un aumento di capitale di Ire al momento dell’aggregazione tra le due società: “un mero artificio per finalità indebite e prive di ragionevolezza”, costato per il momento ai liguri oltre un milione di euro, in violazione degli aiuti di Stato. Da qui la richiesta di sollevare la questione di pregiudizialità comunitaria alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, a cui ora sono stati inviati gli atti.
Pagelle di manica larga per il personale
Riassumendo in poche parole, la critica maggiore è relativa alle “pagelle” del personale: tutti i dipendenti soggetti a valutazione hanno ottenuto il massimo o poco meno, con punteggi tra il 90 e il 100 “poco significativi sotto il profilo della verifica dell’effettivo conseguimento di miglioramenti, sia dal punto di vista organizzativo, sia individuale”.
La mina vagante delle case popolari
L’Azienda regionale territoriale per l’Edilizia è, di fatto, in una situazione di insolvenza. Una crisi finanziaria ereditata dalle precedenti amministrazioni, ma che la giunta Toti non ha trovato modo di arginare. Scrive la procura: “Il valore immobiliare residuo nel bilancio di ARTE è pari alla metà del valore del debito nominale contratto con CARIGE, pari ad euro 107 milioni e, quindi, ad oggi, ARTE non sarebbe – e non è – in grado di onorare il proprio debito, ergo si trova in una situazione di insolvenza”. Ne deriva che prima o poi “il disastro economico di questa operazione si scaricherà, comunque, sulla collettività o attraverso il reperimento di ulteriori risorse pubbliche dal bilancio regionale ovvero sul bilancio di CARIGE”.
I milioni non spesi per l’emergenza Ponte Morandi
La Regione ha ricevuto dal governo oltre 28 milioni dopo la tragedia del ponte Morandi, ma ne ha spesi solo poco meno di 6. Qui le osservazioni della procura meritano di essere trascritte integralmente: “Ciò che, invece, desta perplessità, ed in parte preoccupazione, è lo stato di inutilizzazione delle risorse provenienti dal Ministero a seguito del crollo del viadotto del Polcevera – Ponte Morandi”.
Nel dettaglio: “Nella parte della relazione in cui sono partitamente indicati i capitoli di entrata e di spesa legati al sistema del trasporto regionale, si trova l’indicazione dei seguenti capitoli: capitolo 3155, avente ad oggetto, sinteticamente “Finanziamento dei servizi di trasporto aggiuntivi, per l’efficientamento e per l’integrazione tariffaria conseguenti al crollo del viadotto del Polcevera” con uno stanziamento di euro 11.665.000,00, impegnato per l’intero importo e che non presenta alcuna liquidazione; capitolo 3157, avente ad oggetto, sinteticamente: “Finanziamento dei primi interventi urgenti di protezione civile a seguito del crollo del viadotto del Polcevera” con uno stanziamento di euro 4.580.000,00, impegnato per l’intero importo e che non presenta alcuna liquidazione; capitolo 3156, avente ad oggetto, sinteticamente “Finanziamento dei servizi di trasporto aggiuntivi, per l’efficientamento e per l’integrazione tariffaria conseguenti al crollo del viadotto del Polcevera” con uno stanziamento di euro 11.835.000,00, interamente impegnato e indica liquidazioni per un importo di euro 5.868.313,51, pari, quindi, al 50%; capitolo 3158 avente ad oggetto, sinteticamente: “Finanziamento dei primi interventi urgenti di protezione civile a seguito del crollo del viadotto del Polcevera”, con uno stanziamento di euro 120.000,00, neppure impegnato”.
La conclusione: “Orbene, questa Procura contabile non conosce le ragioni, anche in considerazione della gravità dell’evento e del pesantissimo impatto che lo stesso ha avuto sulla economia locale e su quella regionale, per le quali queste somme non siano state spese o, comunque, spese in misura minima”.
Penultimo posto in Italia nei conti della sanità: il disastro di Alisa
Con 64 milioni, la sanità della Liguria ha il disavanzo peggiore in Italia dopo quello del Molise.
La procura contabile ripercorre la storia recente della gestione sanitaria ligure, con la svolta da parte della giunta Toti nel controllo dei costi, rappresentata dall’istituzione di Alisa per coordinare le attività delle Asl liguri, sul modello della sanità lombarda. Una svolta che ha peggiorato le cose: “I risultati consolidati del servizio regionale per gli anni 2017-2019 sono stati i seguenti, tutti, ovviamente, con il segno negativo: 56 milioni nel 2017, 56 milioni nel 2018 e 64 milioni di euro nel 2019. Quindi, già di per sé, la Regione non è riuscita a conseguire gli obiettivi che si era posta”.
Ne risulta una bocciatura della gestione sanitaria accentrata, quantomeno per come è stata applicata dalla giunta Toti: “Sarebbe necessario comprendere l’effettivo ruolo svolto da A.Li.Sa”, è la chiosa del procuratore Mori.
Tra gli obiettivi prioritari della giunta Toti figurava l’arresto della fuga dei pazienti verso ospedali e strutture di altre regioni. Ma anche in questo caso il risultato è stato l’opposto e la fuga anziché diminuire è aumentata: “Anche nel 2019 nessun ente del servizio sanitario regionale chiude l’esercizio 2019 con il conseguimento di un utile ed anche per il 2019 ed il saldo della mobilità extra-regionale presenta un valore negativo pari ad euro 71.241.277, 00, superiore a quello conseguito nel 2018 – pari ad euro 53.588.466,00 – con un peggioramento, quindi, di circa 18 milioni di euro”.
Nè si può dire che, a fronte di un maggiore indebitamento, sia aumentata la qualità dei servizi, che almeno non è peggiorata restando comunque di qualità medio-bassa: “Il piano di efficientamento del servizio sanitario previsto dall’articolo 5 della legge n. 34/2016 non ha prodotto, rebus sic stantibus, né una razionalizzazione dei costi, né un miglioramento della qualità delle prestazioni erogate, né una riduzione del disavanzo (quindi con costi che superano costantemente le entrate – peraltro, calcolate, almeno in parte, in modo potenzialmente idoneo a garantire la erogazione dei LEA in condizione di appropriatezza) in Liguria, essendo attribuito un punteggio per i LEA costante nel tempo – rimasto, pressoché stabile, a 195/194 almeno fino al 2017 – si deve concludere che il costo pro-capite molto elevato, sostenuto dai cittadini liguri, non finanzia la qualità delle prestazioni, ma, finanzia l’inefficienza del sistema sanitario ligure, il quale, a sua volta, eroga prestazioni di media-bassa qualità. E tale conclusione trova conferma nel saldo della mobilità extra-regionale, sempre negativo dal 2014 al 2019”.
Altro aspetto negativo è la spesa per investimenti in campo sanitario. A fronte di un impegno di oltre 40 milioni per il 2019, la Regione ha speso solo 719 mila euro, “pari all’1,8%, una percentuale irrisoria”."