Leggiamo su Repubblica: “Scrive l’avvocatura dello Stato: “I dpcm, oggetto dell’odierno contenzioso sono atti amministrativi generali, frutto di attività ampiamente discrezionale ed espressione di scelte politiche da parte del Governo che trovano la propria fonte giuridica nella delega espressamente conferita dal legislatore all’esecutivo in un atto avente forza di legge, ovvero, in particolare dapprima nell’articolo 3 del decreto legge 6/2020, convertito con Legge numero 13/2020 e, poi, nell’articolo 2 del decreto legge 19/2020, convertito con legge 35/2020, e rinvengono la propria ragione nell’esigenza temporanea ed urgente di contenere e superare l’emergenza epidemiologica causata dal Covid-19”.”
“Per questo - chiosa il giornale - i verbali dovrebbero restare segreti.”
Il nesso non lo capiamo davvero.
Siccome i DPCM che hanno limitato alquanto (lo ricordiamo) le libertà costituzionali sono “frutto di attività ampiamente discrezionale” vale la regola del marchese del Grillo?
Non ci piaceva esser presi in giro da Salvini, non ci piace esser presi in giro da Conte.
Rendano pubblici quei verbali, e solo così potremo esercitare quello che è un nostro diritto di cittadini: dare un giudizio politico sulle scelte di chi ci governa.