Il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ne ha richiesto la desecretazione, e non mancavano voci autorevoli a sostegno: pensiamo a Carlo Cottarelli che il 4 agosto twittava “Ha attirato poca attenzione l'opposizione di Palazzo Chigi alla desecretazione degli atti del Comitato tecnico scientifico COVID. È un atto grave. Cosa c'è che non dobbiamo sapere? È nostro diritto essere trattati da cittadini, da non sudditi. Ritwittate se siete d’accordo.”
Mancano guardacaso all’appello - almeno per il momento - i documenti relativi alla mancata zona rossa nella Val Seriana: ovvero Alzano e Nembro, diventate l’emblema del martirio causato dal covid 19.
La novità destinata a causare a Conte i maggiori grattacapi sta però forse nel documento riservato inviato il 7 marzo al ministro della Salute Roberto Speranza, in cui il comitato raccomandava al governo due livelli di misure di contenimento: uno nei territori in cui si è osservata maggiore diffusione del virus, l'altro sul restante territorio nazionale.
Eppure il 9 marzo Conte decide il lockdown estendendo le stesse misure a tutta Italia. Il provvedimento di chiusura totale avrebbe potuto esser giustificato con l'impossibilità di controllare completamente le entrate e le uscite dalle zone “rosse”, ma non è stato fatto. Il problema di comunicazione può diventare pesante.
Adesso è facile prevedere che si scatenerà l’inferno: le zone meno colpite lamentano da mesi la chiusura totale ed è inevitabile che da qualche parte s’inizi a sospettare che la crisi economica conseguente al lockdown avrebbe potuto essere almeno parzialmente evitata.
Il Governo reggerà all’urto?
E se non reggerà cosa capiterà?
Si va a votare come è stato assicurato cento volte oppure in vista dei fondi europei che devono arrivare si cambierà strategia, magari proprio richiamando in servizio Cottarelli?