Si era detto che la fase due sarebbe stata quella della “convivenza” con il virus.
Convivenza con il virus non può significare non riaprire le scuole e rimandare le elezioni: significa stabilire protocolli di sicurezza per cui i ragazzi possano andare a scuola, e i cittadini votare alle amministrative.
Il referendum merita un discorso a parte, dal momento che l’election day è un’aberrazione che mai avrebbe dovuto esser sancita.
Mentre il Paese si scanna sulle discoteche e don Arcuri pensa ai banchi monoposto con le rotelle, ci sono milioni di bambini e ragazzi che non vanno a scuola da marzo.
Comprendiamo che gli insegnanti - se non altro quelli di ruolo - lo stipendio lo prendano lo stesso, mentre chi lavora nelle discoteche si ritrova disoccupato.
Però, non ci voleva Draghi per dirlo, la generazione dei più giovani in Italia è completamente abbandonata da molti anni.
Il covid non ha fatto altro che mostrarlo, e il problema non sembrano tanto i banchi semoventi quanto le classi pollaio inaugurate dalla ex ministro Gelmini e i tagli alla pubblica istruzione scientificamente operati da decenni.
Che coi tagli alla sanità pubblica vanno di pari passo.
Mentre dei banchi si è parlato fino alla nausea in questi mesi, sappiamo poco sugli spazi: le istituzioni hanno identificato luoghi alternativi da aggiungere agli edifici scolastici, che tra l’altro per la maggior parte cadono a pezzi?
In Italia non mancano gli stabili costruiti e dismessi, costruiti a metà e abbandonati oppure da ristrutturare.
Mentre il Ministero della Salute invia circolari (QUI) secondo le quali a partire dal 24 agosto (lunedì prossimo) il personale docente e non docente potrà effettuare test sierologici volontari, e i medici di base - perlomeno in Liguria - si ribellano perché non hanno ancora avuto indicazioni in merito, la scuola rischia di finire un’altra volta all’ultimo posto delle priorità. In vacca.
“C’è l’autonomia”: e quale dirigente scolastico si prenderà la responsabilità di aprire?
Un genitore ci ha detto: “Ancora la didattica a distanza? Allora dovranno dare lo stipendio anche a noi, perché per quanto i bambini siano autonomi hanno bisogno di spiegazioni e di aiuto”.
Senza contare che non tutti i genitori hanno le necessarie competenze per insegnare.
Queste sono le questioni sul tavolo, mentre la maggioranza si scanna sul MES.