23 settembre 2020 14:22

La cara vecchia TV ha vinto le elezioni, anche in Liguria. Alla faccia dei social

Il titolo è un po' una provocazione, come tanti titoli. Sappiamo da anni che il gioco del consenso si è spostato sui social network. Però, visti i risultati delle regionali, il tema ci sta tutto e vedremo perché (di Nicola Stella)

La cara vecchia TV ha vinto le elezioni, anche in Liguria. Alla faccia dei social

 Prima però devo fare una doverosa premessa: negli ultimi due mesi ho partecipato alla campagna elettorale, nell'ufficio stampa di Ferruccio Sansa. In questo periodo credo di aver imparato un sacco di cose che non sapevo o non capivo della politica, ma il mio non può essere il punto di vista di un osservatore esterno, malgrado un connaturato distacco dalle cose.

Torniamo al tema. Ore e ore di tv dopo le elezioni, con risultati, commenti, analisi. Ma prima delle elezioni? Chi è stato in tv per ore e ore, tutti i giorni per mesi e mesi? I presidenti di Regione. I quattro che si ripresentavano per il secondo mandato hanno vinto a mani basse o ribaltato clamorosamente i pronostici: Zaia, Toti, De Luca, Emiliano. A Bari il campione di preferenze (15 mila) della lista del presidente uscente è il professor Lopalco, l'epidemiologo scelto da Emiliano per orientare le scelte sull'emergenza Covid. Lui pure in tv tutti i giorni.

Già, l'emergenza Covid. Un'occasione sicuramente non voluta, ma straordinariamente efficace per fare incetta di voti, indipendentemente dai risultati ottenuti. Perché ovviamente Toti non andava in tv a dire che la Liguria era la seconda regione d'Italia con più morti dopo la Lombardia in rapporto alla popolazione o a snocciolare gli agghiaccianti dati dell'Istat sull'aumento della mortalità rispetto alla media dei cinque anni precedenti. E le rare volte che i giornalisti osavano approfondire, magari chiedendogli perché si facessero pochi tamponi, rispondeva che un numero maggiore sarebbe stato uno spreco di denaro pubblico. Spiegava che con lui potevamo sentirci al sicuro, che ci avrebbe mandato le mascherine a casa (sono arrivate, sì, con il marchio della Regione, anche se le aveva procurate la Protezione civile) e che era colpa del governo cattivone se eravamo costretti a chiuderci in casa e se il turismo e altre attività economiche sarebbero andati in malora.

Un'altra tragedia ha portato Toti in tv quasi tutti i giorni, per due anni di seguito: il crollo del ponte Morandi. Mentre si svolgevano i funerali delle vittime, lui già prometteva: lo ricostruiremo in un anno. Ce ne sono voluti due, che sono sempre pochi per le medie italiane, ma lui non ha ricostruito un bel nulla. I soldi e le leggi per accelerare appalti e lavori erano del governo, il progetto di Renzo Piano, il commissario era il sindaco Bucci, mentre Toti, che doveva occuparsi dei risarcimenti per l'emergenza, a oggi non ha ancora provveduto a spendere tutti i soldi che il governo gli ha affidato e una parte di quei soldi sono finiti a società fantasma o che non ne avrebbero avuto diritto. Anche questo è rimasto sottotraccia: Il Secolo XIX che ha tirato fuori la notizia grazie a cronisti di prim'ordine, chissà perché ha evitato di pubblicarla al di fuori della cronaca di Genova e nella seconda puntata dell'inchiesta il nome di Toti era scomparso dai titoli. Ma non divaghiamo.

Dicevamo delle tv e del titolo un po' controcorrente in epoca social. In realtà, da tempo è anacronistico considerare la galassia dei media in modo settoriale. La comunicazione è fatta di rimbalzi: dalla tv ai social, dai giornali ai siti e di nuovo alle tv, dai social ai siti, giornali, alle tv. Così il De Luca che invoca il lanciafiamme per chi evade dalla clausura diventa un meme da social, un'imitazione di Crozza, un titolo di testa da tg e lo troviamo dappertutto nel giro di poche ore. Ciò detto, mi pare di poter dire che la tv in qualche modo comandi il gioco, perché conferisce quella visibilità e quell'aura di autorevolezza che poi si trasferisce sugli altri media e consente di aumentare il numero di fan o di follower. In questo Toti è stato un campione: nei 5 anni di mandato ha occupato progressivamente tutto lo spazio possibile per la propaganda, in buona parte con soldi nostri (2 milioni l'anno per la comunicazione istituzionale) distribuiti a testate giornalistiche e alla maggiore tv della regione, Primocanale, salvata dalla china del fallimento grazie a centinaia di migliaia di euro. Una presenza trasferita abilmente sui social: all'inizio della campagna elettorale la pagina di Toti aveva 220 mila fan, quella di Sansa, per dare un'idea, poco meno di 5 mila.

E mentre Toti appariva in video tutti i giorni, in tv o streaming, sui maggiori canali nazionali e locali, il povero Sansa si ritagliava qualche spazietto su TeleNord o TeleGenova, minoritarie ma più corrette di Primocanale, e il suo decimo di tempo sulla Rai regionale, costretta a dividere equamente il minutaggio tra dieci candidati, minutaggio al quale Toti poteva sfuggire parlando non come candidato, ma come presidente della Regione.

Come scrivevo prima, in questi giorni siamo stati inondati da trasmissioni torrenziali sul dopo-voto. Ma prima del voto, quando sarebbe stato corretto informare le persone sui programmi dei candidati o semplicemente per farli conoscere, in tv si vedeva quasi solo Toti. A Primocanale ("TeleToti") Sansa è comparso due volte in due mesi. Su Sky un minuto e mezzo in due mesi, idem sulle reti Mediaset, un po' meglio su La7 e sul TgR. Dopo qualche giorno di campagna elettorale, un sondaggio ha rivelato che Toti era conosciuto da oltre il 90 per cento dei liguri, Sansa solo dal 57.

In quanto a spazi, per lo sfidante è andata un po' meglio sui giornali cartacei e sulle testate giornalistiche on line. Anche qui con limiti evidenti, tutti a favore di Toti, già favorito dalla sua posizione istituzionale e impegnato a inaugurare e reinaugurare tutto l'inaugurabile da Sarzana a Ventimiglia. In alcune testate la direzione aveva imposto la regola che a ogni affermazione di Sansa andasse pubblicata una replica della destra. Spesso le repliche occupavano maggiore spazio rispetto agli interventi e alle proposte di Sansa, indipendentemente dalla valenza giornalistica delle stesse. In questo modo la destra ha avuto quasi sempre l'ultima parola, anche quando mentiva spudoratamente o buttava la palla in tribuna.

Discorso ancora diverso per la maggior parte dei siti che non dipendono da testate cartacee. Qui tendenzialmente succede che se paghi qualche banner hai più probabilità di essere considerato. Una regola non scritta, ma a volte persino scritta! E per fortuna che esistono ancora colleghi che cercano di valutare il peso delle notizie e non solo quello di chi le propone.

Chiudo con questa chicca, è una email ricevuta dal nostro ufficio stampa lo scorso 17 agosto:

Spett.le Ufficio Stampa/Partito-Movimento/Candidato, 

la campagna elettorale per le Elezioni Regionali 2020 è iniziata, nel rispetto dei nostri inserzionisti tutti i contenuti di carattere elettorale saranno pubblicati previo accordo economico

ImperiaPost.it, giornale online leader a Imperia e golfo dianese con oltre 20 mila lettori (unici) al giorno e oltre 45 mila follower sui Social. 

Contatta al più presto il nostro settore marketing per la pubblicazione dei comunicati stampa e spazi pubblicitari a pagamento (banner, pubbliredazionali, interviste scritte e video promozionali) fino al prossimo 20 settembre.

Non perdere l’opportunità di usufruire dei “servizi elettorali” di ImperiaPost, scrivi a marketing@imperiapost.it o chiama il numero: 339.2595525 (Gabriele Piccardo).

Nicola Stella