Il mondo dell’informazione inizia quindi a interrogarsi su funzioni, poteri e promesse del potente commissario Paperone: un accenno alla carenza di mascherine Ffp2 e Ffp3 negli ospedali (negli ospedali, dopo otto mesi e rotti di stato d’emergenza dichiarato) era apparso su Repubblica qualche giorno fa.
Non se n’è più saputo nulla. Come dell’azione risarcitoria richiesta dalla Corte dei Conti sullo stipendio del nostro.
Ora, con l’aggravarsi del contagio e l’aumento conseguente dei ricoveri, il faro si accende sulle terapie intensive.
Governo e Regioni ne assicuravano, a marzo, il raddoppio in un tripudio di comunicati stampa e dichiarazioni TV.
E se ieri sera in un servizio su La 7 si mostrava che siamo ben distanti da quel traguardo, il “Domani” stamattina titola: “Arcuri non ha mai cominciato i lavori per le terapie intensive”, chiarendo che i soldi ci sono ma i letti no.
Il Decreto rilancio è stato firmato in primavera, ma i lavori per ampliare le strutture sanitarie secondo necessità non sono neppure iniziati, e siamo a ottobre inoltrato.
Già in giugno le Regioni avevano iniziato a inviare le loro richieste, bollinate dalla Corte dei Conti il 28 luglio: ma per oltre un mese, riporta “Domani”, nulla accade nelle stanze del ministro Speranza e del supercommissario che per far partire il bando si sveglia il 9 ottobre: gara lampo ovviamente, che non era neppure necessaria perché i suoi poteri gli permettono l’affidamento diretto.
Risultato: ad oggi non si sa quando arriveranno gli stanziamenti per poter finanziare i lavori negli ospedali.
Lavori che partiranno, se tutto va bene, in questi giorni.
D’altra parte se i contagi proseguiranno la loro crescita si può sempre dar la colpa ai cittadini.