News09 novembre 2020 12:28

Medici contro

È destinata a far rumore l’intervista all’infettivologo genovese Matteo Bassetti apparsa stamattina su Libero. E, temiamo, ad aumentare la confusione: non più tardi di ieri infatti Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Medici, chiedeva un lockdown totale del Paese per frenare i contagi

Medici contro

Bassetti su Libero afferma, tra l’altro: “Terrorizzare le persone può aiutare a farle stare in casa, ma a livello ospedaliero gestire una popolazione nel panico genera solo caos. 

Se oggi le strutture sanitarie rischiano il collasso è anche perché sono assediate da migliaia di persone asintomatiche o poco sintomatiche che si potrebbero tranquillamente curare a casa che invece prendono d’assalto i pronto soccorso, intasano i centralini degli ospedali, fanno perdere tempo ai medici. 

E tutto avviene perché sono state spaventate dalle istituzioni, che avrebbero invece dovuto tranquillizzarle. 

Il Covid è stato ingigantito: è il panico e la paura di finire intubato o di morire che fa esplodere il sistema sanitario, non i malati. Se ricevo cento telefonate al giorno da chi non sta male, come curo i malati veri?”.

Il mondo scientifico è composto da persone e non sarebbe possibile pretendere che abbiano tutte la stessa opinione.

Però la confusione tra i cittadini regna sovrana: tra i no - mask del “non ce n’è coviddi” e gli iper - prudenti che si sono blindati in casa c’è la variegata gamma delle persone normali, che magari stamattina hanno letto Libero e poi hanno ascoltato l’infettivologo milanese Massimo Galli che su Rai 3 parlava di una “congiura delle complicità” nel minimizzare l’epidemia, mentre la Federazione degli Ordini dei Medici chiede il lockdown generalizzato a causa dei dati preoccupanti sui ricoveri in ospedale e nelle terapie intensive.

Ricoveri che, sembra dire Bassetti, non sono tutti necessari: purtroppo però in tutta Italia si sprecano le testimonianze di chi un medico non riesce neppure a contattarlo per telefono.

E questo ci fa tornare alle Regioni: venti sanità diverse, venti modi di intendere la medicina territoriale e la sanità pubblica.

Gli scienziati continueranno ad esprimere ciascuno la propria opinione, e guai se così non fosse. Ma in tutto il Paese procedure e protocolli sanitari devono esser resi univoci al più presto. 

E chi cerca di telefonare a un medico deve esser messo in grado di riuscirci, da Bolzano a Cosenza. Altrimenti, altro che panico.

 

LNS