Con una mozione depositata per il Consiglio abbiamo proposto una modifica al nostro Regolamento sulla pubblicità e sulle pubbliche affissioni per evitare tutte le forme di discriminazione, compresa quella di genere.
Il dibattito intorno alla pubblicità sessista si è intensificato nel nostro Paese, la sensibilità dell'opinione pubblica è cambiata ed è fortunatamente più attenta a questi temi.
Sul territorio regionale e comunale sono apparsi in passato e non di rado appaiono manifesti che mettono in discussione i principi della parità di genere, irrispettosi nei confronti della figura della donna e dei principi dettati dal Codice di autodisciplina pubblicitaria.
Nei giorni scorsi si è riacceso il dibattito sul tema anche a causa di un’affissione commissionata da un’associazione antiabortista che definiva “veleno” la pillola ru486, supportata da un’immagine molto forte e fuorviante. Molti Sindaci in diverse città italiane hanno provveduto a far rimuovere i manifesti in questione perché veicolavano una notizia assolutamente falsa e lesiva dei diritti di autodeterminazione della donna.
E dunque è necessario dotarsi di regole chiare per evitare di correre ai ripari ex post.
Nel 2013 è stato sottoscritto un Protocollo d'Intesa tra Ministero e Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) per l'attuazione di forme di collaborazione e l'impegno a denunciare, anche su segnalazione dei cittadini, le comunicazioni commerciali lesive della dignità della donna o che contenessero immagini o rappresentazioni di violenza contro le donne o che incitino ad atti di violenza sulle donne. ANCI ha sottoscritto a questo proposito un Protocollo di Intesa con l'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria.
Sono già molti i comuni italiani (da Milano, a Catania, da Ravenna a Bologna…) che hanno previsto l’inserimento di specifiche clausole contrattuali in base alle quali i concessionari, gli inserzionisti e i committenti di pubbliche affissioni siano tenuti ad accettare il Codice di Autodisciplina Pubblicitaria, con particolare riferimento ai principi in esso espressi in materia di dignità delle persone dagli art.9 e 10 - no ad affermazioni o rappresentazioni di violenza fisica o morale o tali che, secondo il gusto o la sensibilità dei consumatori, debbano ritenersi indecenti, volgari o ripugnanti e no a pubblicità che offendano convinzioni morali, civili e religiose dei cittadini. Le affissioni devono rispettare la dignità delle persone in tutte le sue forme ed espressioni evitando ogni forma di discriminazione, compresa quella di genere.
Proponiamo con questa mozione al Consiglio anche il Comune di Savona adegui il regolamento in questa direzione. Una direzione di buon senso e di politica etica perché la pubblicità sessista sulle nostre strade non offende solo le donne. Offende tutti.
Elisa Di Padova, capogruppo PD
Barbara Pasquali, capogruppo Italia Viva