“Quando si parla di Ambiente, Salute e Sviluppo è bene ricordare quali sono le scelte dell’attuale Governo. E sulle risorse del PNRR la ricetta del governo è meno rinnovabili e più fossili” osserva Andrea Pasa, segretario della Cgil savonese.
“In sede di discussione con il Governo come si sono schierate le istituzioni locali su questi temi (la Regione Liguria, la Provincia di Savona, i Sindaci)? La revisione del Piano colpisce i fragili e aumenta le diseguaglianze fra territori. La revisione del Pnrr e del capitolo Repower Eu taglia interventi e risorse per la decarbonizzazione, rallenta la transizione ecologica, definanzia la voce salute in massima parte togliendo risorse ai progetti delle cosiddette case della salute (che passano dalle 1350 previste a 936) e alla telemedicina; insomma a ciò che avrebbe dovuto avvicinare le cure ai cittadini che ne hanno bisogno e sono costretti ad andare in ospedale o nei presidi spesso lontano da casa.
Tagliare 16 miliardi “rimodulando” circa un terzo delle misure previste dal Pnrr originario non è un piccolo aggiustamento. Quando si mette mano a ben 144 obiettivi su 349, e quando questi riguardano interventi e investimenti fondamentali in materia di sostenibilità ambientale, messa in sicurezza del territorio, efficienza energetica, contrasto al degrado sociale e affermazione della legalità, la cosa è tutt’altro che marginale”.
“Tagli, tagli e ancora tagli - prosegue Pasa -: per il capitolo ambiente definanzia anziché potenziare le risorse per la decarbonizzazione, toglie invece di implementare la progettualità per la transizione ecologica, diminuisce anziché aumentare l’impegno per raggiungere gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile. “Tanto per cominciare, per quanto attiene alla Missione 2 le modifiche più rilevanti riguardano il definanziamento delle misure che hanno lo scopo di introdurre produzione di energia rinnovabile da fonti più innovative: 675 milioni di euro tolti agli impianti innovativi, inclusi l’eolico offshore .
Il motivo? L’incompatibilità dell’iter autorizzativo con i tempi di realizzazione del Piano. Eppure sono già presenti circa 70 progetti per la realizzazione di impianti di eolico offshore”.
“Poi c’è l’impiego dell’idrogeno nei siti industriali, cioè dove è difficile abbattere le emissioni di Co2 nell’atmosfera, in questo caso nella produzione dell’acciaio: il finanziamento viene ridotto di 1 miliardo, con l’impegno molto generico di proseguire il progetto con altre risorse nazionali, senza specificare quali sono. Per ora di sicuro c’è il taglio.
Come se non bastasse, oltre ai tagli alle rinnovabili e all’efficientamento contenuti nella rimodulazione del Piano le nuove misure proposte per il RepowerEu (il piano europeo per risparmiare, produrre energia pulita e diversificare il nostro approvvigionamento) puntano anche a nuove infrastrutture per il gas. In pratica, anziché dare un’accelerata alla decarbonizzazione e alla transizione ecologica in tutti i settori economici, anziché spingere sul risparmio e l’efficienza, investire sulla prevenzione, l’adattamento al cambiamento climatico, la tutela degli ecosistemi, stiamo andando nella direzione opposta”.
Questo governo, quindi, è ancora ostinatamente e fortemente orientato verso le fossili e non verso le energie alternative. Un’ulteriore dimostrazione? Mentre mancano il decreto per l’individuazione delle aree idonee per le rinnovabili e quello attuativo sulle comunità energetiche, è stato varato il decreto per i rigassificatori, che prevede tutte le infrastrutture e le opere ritenute di interesse strategico. La priorità data alle fonti che inquinano non è un’opinione, ma un dato di fatto”.
“Nemmeno la Conferenza delle Regioni - sarebbe curioso capire come si posiziona la Regione Liguria in questa discussione - a maggioranza di centro-destra, sembra condividere il piano di rimodulazione inviato dal ministro Fitto a Bruxelles su mandato della premier Meloni. Per non parlare dell’Anci, l’Associazione dei comuni - anche qui sarebbe curioso capire come si sono posizionati i Comuni della Provincia di Savona in questa discussione - che ha dimostrato carte alla mano che sono stati tagliati progetti perfettamente nei tempi definiti, alcuni dei quali già cantierabili che rischiano di essere fermati. La maggior parte di questi, definiti attraverso un proficuo e importante processo di partecipazione dal basso che mortificare sarebbe davvero, oltre che sbagliato, foriero di un ulteriore distacco dei cittadini dalla politica.
Un déja vu che noi Liguri conosciamo molto bene quando si parla di metodo Toti, dove il metodo è anche peggio del merito: siamo di fronte a scelte unilaterali e alla cancellazione del confronto con le parti sociali, con le istituzioni locali, con le Comunità, con i cittadini. Confronto previsto sia dai regolamenti europei sia dalla normativa italiana. Stiamo parlando di un Piano che, non va mai dimenticato, non appartiene al governo in carica, ma riguarda l'intera società italiana".