News13 marzo 2024 15:34

Autonomia differenziata: dal “prima gli italiani” al “prima i più ricchi”

Oggi in Regione è nato il Tavolo ligure per il NO a qualsiasi Autonomia Differenziata. Circa una ventina le associazioni, i sindacati e i partiti aderenti. Gli interventi degli organizzatori si sono concentrati sulle ricadute negative che il provvedimento provocherà sul welfare, o su ciò che ne rimane

Autonomia differenziata: dal “prima gli italiani” al “prima i più ricchi”

"Dietro il nome “autonomia differenziata” si nasconde la divisione del Paese".

"Le 23 materie investite da questo provvedimento – che riguarda i gangli nevralgici della nostra vita quotidiana, della democrazia nel Paese e l’esigibilità dei diritti universali garantiti per tutte/i – interpellano quanti ritengono ancora che il principio di uguaglianza debba costituire il cardine ineludibile della vita repubblicana. 

 

Sottrarre la scuola, la salute, le infrastrutture, l’ambiente, la ricerca scientifica, il lavoro, la tutela dei beni culturali alla legislazione –  e quindi alla garanzia del controllo – statali per assegnarle alle Regioni,  significa di fatto determinare diritti e cittadinanza sulla base della residenza; vuol dire trasformare definitivamente il pubblico in privato". 

 

Così il neonato tavolo ligure, formato ad oggi da Ass. Liguria a Sinistra, Ass. Senza Paura, Coord. per la Democrazia Costituzionale, Confederazione Cobas, Comitato Dossetti x la Costituzione, Comitato genovese Scuola e Costituzione, Comunità di San Benedetto al Porto, CUB, Europa Verde Liguria, Fed. Giovanile Comunista Italiana, Friday for Future, Genova che Osa, Giovani Comunisti/e, Giuristi Democratici, Legambiente Liguria, “Le Radici del Sindacato” – Area alternativa nella CGIL, L'Europa che vogliamo, Linea Condivisa, Lista Sansa, Medicina Democratica, Potere al Popolo, Partito Comunista Italiano, Partito Comunista dei Lavoratori, Possibile, Partito della Rifondazione Comunista, Rete di donne per la politica, Rete NO Bavaglio, Sinistra Anticapitalista, Sinistra Italiana, USB.

 

"Smantellare il contratto collettivo nazionale in tali settori, poi, significa differenziare diritti, trattamenti economici, tutele, vanificando decenni di lotte e conquiste dei lavoratori.

 

Se il Parlamento approvasse le richieste di autonomia differenziata, ci troveremmo a vivere e a lavorare nel giro di pochi anni in un paese diverso e diseguale, che ha abbandonato irrimediabilmente l’obiettivo di ridurre i divari e le disuguaglianze già esistenti. Un paese in cui tutto ciò che è “pubblico” diventerebbe sinonimo di “regionale” e “privatizzato”, in una progressiva ma inesorabile corsa al ribasso per tutti, da Torino a Palermo, in termini di accesso ai servizi, alle tutele, ai diritti fondamentali e di livello dei salari.

NON sarebbe più compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona. Al principio di solidarietà si sostituirebbero la concorrenza e il profitto di pochi, assurti a legge di natura".

 

 


"In Italia ci sono alcune regioni che vogliono lasciare indietro le altre.

La Liguria è tra queste.

Il problema della nuova legge sulla “autonomia differenziata” (portata avanti dal ministro leghista Roberto Calderoli) è che se ne parla poco: eppure toccherà da vicino la nostra vita, perché riguarda l’accesso ai servizi pubblici.

Nella sanità è già così e infatti alcune regioni riescono a garantire livelli minimi essenziali, mentre altre no (la Liguria è nei no).

Cosa significa? Che in alcuni territori ci si cura bene, perché si fanno screening per tempo, le liste d’attesa sono accessibili, molti esami sono gratuiti: in altri invece o si aspetta tanto, o si paga o non ci si cura.

La Liguria deve aprire gli occhi. Mentre l’egoismo di Veneto, Lombardia e Emilia Romagna poggia su un territorio popoloso che produce energia, prodotti agricoli e beni da esportare, la Liguria ha una popolazione ristretta, anziana, un’industria rarefatta e servizi non adeguati.
Per questo l’autonomia differenziata è un grosso errore che non si giustifica neppure con l’egoismo che comunque non approviamo.

Il presidente Giovanni Toti, anche in questa situazione, si dimostra inadeguato a governare la Liguria perché come dimostrano i dati successivi sta appoggiando un progetto di riforma sbagliato e illogico per una regione che non è mai tra le prime in classifica in nessun indicatore, ma anzi ha spesso risultati da centro-sud Italia".



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