News13 maggio 2024 12:40

Il chilometro quadrato

Nell'anniversario delle bombe di Savona, il Liceo scientifico Grassi mette in scena uno spettacolo teatrale diretto da Jacopo Marchisio: appuntamento al teatro Chiabrera il 18 maggio alle 21

Il chilometro quadrato

Il nuovo spettacolo del Laboratorio Teatrale “La Storia in Scena” del Liceo Scientifico “Orazio Grassi” andrà in scena sabato 18 maggio alle ore 21 presso il Teatro Chiabrera, a ingresso libero, prima di svolgere in giugno una breve tournée presso altre località. Lo spettacolo, sostenuto dal Comune di Savona, dalla Fondazione Isrec “Umberto Scardaoni” e dall’Associazione Culturale Grassi, è stato realizzato dagli studenti sotto la direzione di  Jacopo Marchisio (direttore del laboratorio e regista). Referente per il Liceo è il professor Andrea Cipollone. Il lavoro si inserisce nel calendario delle manifestazioni legare al cinquantesimo anniversario della bombe di Savona e si intitola Il chilometro quadrato. Perché questo titolo? La risposta nelle note di regia che seguono. 

Note di regia

Il chilometro quadrato è – idealmente – la porzione di territorio cittadino che ogni partecipante alle ronde di vigilanza democratica del 1974 controlla durante il proprio turno di sorveglianza, in una di quelle passeggiate notturne che meriterebbero maggiore notorietà a livello generale e che certo costituiscono il punto più alto della storia civica savonese nel dopoguerra. 

Ci siamo interrogati a lungo, prima di decidere per la realizzazione con “La Storia in Scena” di uno spettacolo sulle bombe di Savona, perché agli anni Settanta, nel loro doppio volto di età di progresso e di periodo buio, avevamo già dedicato, nel 2018, Gli anni giovani, in cui era entrata – seppure di striscio, accanto ad altre – anche la vicenda di quegli attentati. Tuttavia, ci siamo francamente detti: può un laboratorio teatrale nel cui statuto vi sia l’elaborazione di copioni e allestimenti fondati sulla storia contemporanea trascurare il maggiore evento accaduto dopo la seconda guerra mondiale nella propria città? No, non avremmo potuto. E così ci siamo buttati nella mischia, recuperando fra l’altro dopo anni il patrocinio dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea, oggi Fondazione intitolata al Senatore Umberto Scardaoni, che fu – insieme ad Angelo Maneschi e Francesca Giacardi – il promotore del nostro percorso di teatro al Liceo. 

Lavorare, insieme ad Andrea Cipollone, con i numerosi allievi aderenti, è stato particolarmente rilevante perché davvero, quest’anno, il nostro impegno collettivo di allestimento faceva da specchio a un momento collettivo, quello della straordinaria reazione popolare alle esplosioni dell’autunno-inverno 1974. Saremmo, oggi, capaci di ritrovare quello spirito comune? Siamo stati in grado di essere, come i savonesi delle precedenti generazioni, forza unita in uno sforzo d’insieme, si parva licet? Difficile dirlo, ma certo è stata la nostra sfida: costruire un percorso condiviso, cui ognuno potesse dare un contributo valido in sé e nell’interazione con gli altri; ciò che ha reso una volta di più lungo e complesso l’iter per giungere a un copione finale, ma ha anche rappresentato il valore aggiunto di un percorso che non è solo quello dell’allestimento di uno spettacolo ma anche, pur con tutti i (nostri) limiti, quello di una coscienza educativa e civile. 

Il chilometro quadrato concentra la propria azione nelle settimane di novembre che furono oggetto degli attentati più gravi (culmine ovviamente quello di via Giacchero che provocò la morte di Fanny Dallari e del meno ricordato Virgilio Gambolati, evocato in scena da una soluzione imperniata sulla musica, come nei meccanismi del teatro epico di Brecht: al Chiabrera, in quei giorni, andava in scena Schweyck nella seconda guerra mondiale), con una retrospettiva “poliziesca” sugli episodi precedenti e alcune scene in coda che giungono agli ultimi del ’75: ma più delle bombe in sé (e delle ipotesi di indagine, solo sfiorate per tante e comprensibili ragioni, al netto dell’evidenza della matrice fascista) cerca di raccontare la reazione delle persone, l’efficacia del Comitato Antifascista, la coscienza civile, la convivenza insieme spaventosa e naturale fra la quotidianità – con i problemi della deindustrializzazione in arrivo, dei prezzi alti dei servizi, delle contestazioni generazionali – e l’eccezionalità, mescolando come nostro costume episodi tragici e comici, secondo quel che, in fondo, è la regola della vita e insieme, fin da Euripide, del teatro. Lo spettacolo si chiude sullo scacco dell’indagine poliziesca, sottolineando perciò la vitalità compensativa della ricerca storica; e cerca di evocare attraverso soluzioni diverse (la band in scena, le immagini d’epoca, la stilizzazione di oggetti carichi di memoria come una cabila telefonica) il complesso rapporto fra la cronaca di ieri e la storia che è divenuta oggi.

Siamo consapevoli di quanto sia delicato e difficile raccontare, specie con attori giovani che hanno dovuto faticosamente costruire in sé una memoria a posteriori di quei fatti, eventi che certo ampi settori di pubblico ricordano: è possibile, ce ne scusiamo subito, che alcuni troveranno nello spettacolo meno del dovuto, altri più del necessario; ma a noi, nell’elaborare il testo e le soluzioni di messinscena, competeva proprio di fare delle scelte. Si vedranno episodi fedeli alla realtà, altri solo verosimili, altri ancora in cui l’invenzione è più evidente: ma si vedrà soprattutto, speriamo, l’atmosfera di anni vivi e complessi, fatti di grandi avanzamenti sociali e culturali come di violenze e di cupe tensioni politiche. Quando si incontrano storia e leggenda, si finisce sempre – insegna L’uomo che uccise Liberty Valance – per stampare la leggenda: se fossimo riusciti a dare una mano affinché la vicenda delle bombe di Savona possa entrare, attraverso la necessaria verità storica, anche nel patrimonio di memoria comune che è la leggenda fondativa di un Paese, potremmo dire di avere, comunque, la coscienza a posto. 

Jacopo Marchisio

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