News19 giugno 2024 16:48

Autonomia differenziata: un'altra mazzata sulla Liguria

Il vice di Toti esulta per la legge approvata nella notte, ma c'è poco da stare allegri nella regione con la sanità pubblica più malmessa di tutto il Nord Italia, ultima nel Paese per energia da rinnovabili e in cui la povertà cresce assieme alle diseguaglianze

Autonomia differenziata: un'altra mazzata sulla Liguria

"Si manda l’unità del Paese a brandelli e le regioni l’una contro l’altra. Nella “secessione indifferenziata” approvata a colpi di maggioranza stanotte dalla destra in Parlamento, si consegna ogni Regione al proprio destino: chi ce la fa, bene; chi non ce la fa s’arrangi. Ha poco da esultare il leghista Piana. Esulta perché leghista, non per il destino della Regione che provvisoriamente guida. Perché, oltre che per il Paese, l’autonomia differenziata avrà pesanti ricadute anche sulla Liguria. Facciamo un esempio: la Liguria ha già ora il peggior servizio sanitario del nord Italia, con 200 milioni di euro di buco accumulati solo nei primi tre mesi del 2024. Ogni anno vede andare via pazienti e operatori sanitari verso altre regioni, che ora potrebbero offrire migliori condizioni anche contrattuali a medici e infermieri. Con la riforma la nostra sanità pubblica sarà sempre più fragile e i cittadini costretti a pagare o a curarsi altrove. In una regione dove cresce la povertà assoluta e crescono le disuguaglianze. Vale per la sanità, per l’ambiente - in una regione fragile come la nostra - o per l’energia, siamo ultimi in Italia per produzione da fonti rinnovabili. Nella secessione dei ricchi, la Liguria si trova dall’altra parte, di chi ha bisogno di risorse, perché da sola non ce la fa, a partire dal diritto alla salute".

"Se salta la solidarietà e l’unità nazionale, salta il Paese, e la destra vuole portarci a un paese sempre più disuguale e ingiusto. Una situazione inaccettabile contro la quale daremo battaglia in tutte le sedi”, così il capogruppo del Partito Democratico in Regione Liguria Luca Garibaldi su Autonomia differenziata dopo le dichiarazioni del presidente a interim Piana.

“Vogliamo abolire le regioni perché il regionalismo in Italia ha fallito, ha moltiplicato occasioni di malaffare, ha moltiplicato poltrone, ha moltiplicato la spesa pubblica”.

Sono le dichiarazioni di Giorgia Meloni datate 2014 a una manifestazione di partito. Lo ricorda Gianni Pastorino, Capogruppo di Linea Condivisa in Consiglio Regionale che prosegue: "Ieri la stessa Giorgia Meloni e il suo Governo hanno sostenuto l’approvazione di una legge sull'Autonomia differenziata.

Questa è la dimostrazione lampante che in politica si può dire tutto e il contrario di tutto - osserva Pastorino  - Le posizioni espresse da Giorgia Meloni del 2014 descrivono un fallimento della missione regionale, in particolare riguardo alle questioni di sua competenza: sanità, agricoltura e turismo.

Oggi, evidentemente, la premier ha pagato il debito con Matteo Salvini, facendo votare la cosiddetta Autonomia differenziata che penalizza in maniera evidente le regioni più povere, quelle che hanno più difficoltà dal punto di vista sociale ed economico. Non sono solo le regioni del sud, ma anche la Liguria pagherà un prezzo altissimo. Peraltro tutto questo avviene in una situazione paradossale di incertezza politica in cui versa la nostra regione in cui il presidente Toti è agli arresti domiciliari.

Il Presidente Toti e la Giunta si schierano a favore dell'Autonomia regionale differenziata senza pensa che la Liguria è una delle regioni tra le più in difficoltà del nord, con difficoltà sociali ed economiche pesantissime, e con la sanità peggiore del nord Italia.

Il rapporto povertà 2023 elaborato dalla Caritas Diocesana fa emergere come a Genova e nell’intera regione sia in forte aumento povertà, soprattuto quella minorile. Nello stesso rapporto si evidenzia l’avanzare del fenomeno della ‘democratizzazione della povertà’, cioè uno scivolamento del ceto medio verso situazioni di povertà. L’Autonomia differenziata non può che inasprire questa situazione.

Se oggi in Italia abbiamo 3 milioni e mezzo di persone che non si curano, con l'autonomia differenziata verosimilmente andremo verso i 10-12 milioni di persone che non avranno la copertura economica e finanziaria per potersi curare”.

 

com