News26 luglio 2024 15:04

Savona e decreto casa

Riassumiamo la "Conversione in legge del decreto-legge 29 giugno 2024, n. 89, recante disposizioni urgenti per le infrastrutture" : l'edilizia pubblica può aspettare (di Franco Astengo)

Savona e decreto casa

 La quota di alloggi disponibili a canone sociale in Italia è meno del 5% a fronte del 20% di Francia e Gran Bretagna. Nonostante la grave emergenza abitativa (secondo i dati del Viminale entro 4 anni ci saranno 240 mila nuove sentenze di sfratto e almeno 180 mila famiglie ne subiranno uno esecutivo con la forza pubblica) il governo non ha previsto risorse per recuperare le decine di migliaia di edifici popolari degradati.

Il fabbisogno di edilizia pubblica che già oggi gli enti gestori stimano in circa 600 mila unità, crescerà ancora di fronte a una precarietà abitativa in continua espansione, anche a causa della turistizzazione delle città che espelle i lavoratori a reddito basso.

Sotto l'aspetto del rapporto proprietà/utilizzo abitativo Savona presenta aspetti specifici ed è bene tentare di approfondire la materia.

Savona è una città dalle particolari caratteristiche rispetto al fenomeno della rendita fondiaria e della proprietà edilizia.

Gli appartamenti del centro ottocentesco, in particolare quelli di maggior pregio (sappiamo come vi siano palazzi davvero importanti dal punto di vista architettonico, in ispecie nel "liberty") presentano una forte concentrazione proprietaria, frutto in gran parte di eredità "storiche" di famiglie ricche e benestanti di cui usufruiscono eredi che in parte lasciano sfitti gli appartamenti per evitare spese usufruendo della rendita residua.

Nello stesso tempo abbiamo molti grandi appartamenti abitati ormai da una sola persone: anziani rimasti soli.

La nostra è sempre stata una città dalla forte rendita parassitaria, dove l'industria è stata storicamente introdotta in gran parte da soggetti stranieri e il tempo del commercio al minuto (quello in cui si sviluppò contestualmente fortemente il fenomeno della proprietà edilizia cui è già fatto cenno) fu gestito in forme fortemente corporative (il primo piano regolatore del commercio arrivò soltanto negli anni'70 del XXI secolo).

Ricordiamo soltanto di passaggio altre facce del corporativismo segno distintivo nella nostra città di voracità accumulativa a fronte di basso tasso di investimento come quello riguardante i bagni marini: oggi oggetto di una disputa irrisolta al livello dell'Unione Europea come esempio classico dell'impronta di questo governo.

Una situazione ideale quella fin qui descritta per poter usufruire da parte delle concentrazioni proprietarie delle agevolazioni previste dal nuovo decreto casa approvato dal Parlamento (con il voto di fiducia: a rappresentare come quel testo contenga un preciso significato corporativo di favore ai grandi proprietari).

Tolleranza per le difformità edilizie, facilità di rendere abitabili spazi che in precedenza non lo erano, riduzione delle superfici e delle altezze minime per gli appartamenti: questi i punti sui quali potrebbe fondarsi un'operazione di crescita della rendita fondiaria da parte degli eredi di quei patrimoni abitativi cui si faceva cenno.

In coincidenza con il fenomeno del turismo ad "affitti brevi" (tanto per usare un eufemismo. al posto di "turismo di transito" mordi e fuggi) l'operazione "ristrutturazioni" potrebbe accrescere proprio il fenomeno di una rendita fondiaria produttiva per i privati, improduttiva per l'economia in generale (salvo alcuni settori di edilizia al riguardo dei quali andrebbero monitorati con maggiore attenzione fenomeni come quelli del lavoro nero, della sicurezza e dell'evasione fiscale).

Con il prevedibile risultato di un aumento complessivo del costo degli affitti con conseguenza naturale della crescita dei prezzi , di una resa più difficile della vivibilità del centro e di un respingimento in periferia e oltre rendendo così più complicata una prospettiva di crescita legata alla scelta di una città come Savona da parte di lavoratrici e lavoratori che lascerebbero volentieri città climaticamente difficili magari per poter usufruire di condizioni migliori da molti punti di vista nell'organizzazione del lavoro "smart" (su questo punto nasce anche la necessità di destinazione di sedi per co-working e di "start-up: discorso che necessariamente dovrà essere aperto in altra sede).

Franco Astengo