Un particolare ringraziamento va a “Quelli della Catena” del “Coordinamento No Rigassificatore” che hanno guidato l’organizzazione, alla Rete Liguria dei comitati e delle associazioni, a tutti gli esponenti politici e istituzionali di diverse estrazioni che si sono uniti a tutti noi, ai giornalisti e agli operatori che hanno diffuso il nostro messaggio.
Ricordiamo che la battaglia contro il “mostro” deve assolutamente andare avanti perché la Regione Liguria ha di fatto dato via libera al governo per trasferire il rigassificatore a Savona-Vado. Le dichiarazioni di contrarietà da parte dell’ex maggioranza Toti spuntate dopo l’arresto dell’ormai ex presidente sono purtroppo tardive e poco credibili. Nel frattempo la Snam prosegue imperterrita, a spese di tutti gli utenti italiani, la sua campagna per preparare l’arrivo dell’impianto nel nostro mare.
Una campagna fatta di bugie e arroganza, come quella mostrata ai cittadini oggetto degli espropri, arrivando persino a violare il bosco sacro del tempio induista di Altare. Chiediamo, a tutti i mezzi di informazione che lo hanno pubblicato, di poter replicare al comunicato che la Snam ha diffuso nelle ultime ore per giustificare il suo operato (e perdonateci se saremo un po’ prolissi).
Danni all’ambiente. Innanzitutto c’è da dire che tutti gli esperti di biologia e geologia marina indipendenti intervenuti sul progetto lo hanno stroncato o quantomeno criticato. A favore solo gli esperti pagati direttamente o indirettamente da Snam o Eni.
La Italis Lng (ex Golar Tundra) si trova da un anno nel porto di Piombino e non a pochissima distanza da un’area marina protetta, come nel caso di Savona-Vado. Le due situazioni non sono comparabili, come invece fa la Snam.
Nel mondo esistono diversi rigassificatori, ma non ne abbiamo trovati altri a circuito aperto come la Italis Lng, che stazionino dentro un Santuario dei Cetacei e a ridosso di un’area marina protetta (Bergeggi). Un caso simile lo abbiamo trovato in Australia, dove il governo statale ha vietato l’installazione del rigassificatore (https://lngprime.com/australia-and-oceania/agls-crib-point-fsru project-rejected/16127/).
Snam parla di “assenza di caratteristiche ambientali di pregio” lungo la condotta sottomarina, ma proprio in un suo documento a supporto del progetto evidenzia molti organismi di pregio nel tracciato condotta e ancore, oltre a quelli della Secca del Mantice e della vicina Zona Speciale di Conservazione.
Durante la rigassificazione, l'ipoclorito di sodio del processo antivegetativo nell'impianto elimina i microorganismi su 18 milioni di litri di acqua di mare all'ora e genera alo-derivati organici tossici che vengono sversati in mare con l'acqua stessa. Solo il cloro libero viene ridotto ai limiti di legge. Questo dovrebbe avvenire per tutta la durata di esercizio dell’impianto, almeno 22 anni!
Il vicino ed immenso Canyon di Vado con correnti verticali diffonderà le sostanze tossiche nel Mediterraneo occidentale.
I lavori di scavo causeranno rumori e torbidità dell’acqua marina. Oltre al danno diretto sul tracciato a terra, la fase di cantiere movimenterà alte quantità di fondo e sedimento marino che soffocherà le vicine zone di pregio (nel 2022 candidate per l'ampliamento della ZSC da Regione Liguria) e i fondali delle località vicine, inclusa l'AMP Isola di Bergeggi.
Il rumore sottomarino superiore alla soglia di danno comportamentale dei cetacei, in pieno Santuario Pelagos, arriverà a grande distanza in alcune fasi del progetto.
Danni al turismo. E’ vero che, come scrive Snam, l’Italis Lng sosterebbe (per 22 anni!) in una zona spesso occupata anche da altre navi. Ma un conto è una fermata di breve durata, un altro lo stazionamento fisso. Inoltre, il gigantesco rigassificatore verrà affiancato da altrettanto gigantesche metaniere, raddoppiando l’impatto. E’ falso, dunque, come scrive Snam, che l’impatto visivo resterà immutato rispetto a quanto accade oggi. L’impianto, inoltre, va a stravolgere sia a Savona, sia in alcuni comuni interessati dai lavori a terra, i piani urbanistici elaborati da amministrazioni democraticamente elette.
Sicurezza. “La nave rigassificatrice Italis Lng, è in grado di operare in condizioni meteorologiche marine estreme”, dichiara oggi la Snam. Esattamente il contrario di quanto disse in Conferenza dei servizi quando voleva piazzare la nave dentro il porto di Piombino. Manca inoltre uno studio indipendente sugli effetti di eventuali sversamenti di gas in mare in caso di incidente.
Inutilità dell’impianto. Snam sostiene che l’Italia importa il 95 per cento del gas che utilizza. Dimentica però di dire che è in corso una transizione energetica che le multinazionali del fossile vorrebbero rallentare o fermare a dispetto della svolta ecologica che spesso sbandierano. Una transizione, unita all’incremento dei costi, che ha ridotto drasticamente i consumi di gas, basti pensare che 20 anni fa in Italia si consumavano 86,3 miliardi metri cubi l’anno, mentre nel 2023 se ne sono consumati 61,5, il 29 per cento in meno. Addirittura negli ultimi due anni i consumi si sono ridotti del 15 per cento. In realtà l’obiettivo non è tanto quello di garantire gli approvvigionamenti, quanto di fare dell’Italia un hub del gas, importando più lng di quello che serve per rivenderlo a prezzo maggiorato. Ma in un panorama internazionale di sovracapacità, questo obiettivo appare ormai sfumato (e qui citiamo l’articolo di una rivista che in passato si era scagliata contro di noi: https://www.startmag.it/energia/governo-meloni-hub-gas-fit-for-55/).
Spreco di denaro dei consumatori. Un rigassificatore costato 320 milioni, altre centinaia di milioni per realizzare 32 km di condotte di cui 4 sottomarine e per adattare la Italis a stare al largo essendo stata costruita per stazionare nei porti. Altri milioni per progettazioni e consulenze: tutto finirebbe nelle nostre bollette del gas.
GLI AMMINISTRATORI DI “FERMIAMO IL MOSTRO”