Niente da fare per chi sperava in un cambiamento.
Come previsto dai sondaggisti - che ultimamente non sbagliano un colpo, tanto da rendere il rito elettorale nulla più che una conferma di cifre e decimali - il sindaco di Genova che delle mafie “se ne frega”, voluto da Giorgia Meloni quando il posto di Toti ai domiciliari per corruzione non era così ambito, ha vinto la sfida.
Nonostante la performance del PD, vicino al 29%, e lo scarso successo di Fratelli d'Italia, intorno al 15%, la Liguria resta in mano, per un pugno di voti, a quel trio che Aldo Spinelli “ringraziava dio” di avere a Genova, come tutti abbiam potuto vedere ieri su RaiTre e come, peraltro, sapevamo già.
Resta in mano loro, con la sua disastrata sanità e i suoi scalcinati trasporti, coi suoi tanti anziani e i suoi pochi giovani.
Andrea Orlando - mentre scriviamo sono state scrutinate 1670 sezioni su 1785 - si è fermato al 47,46%, contro il 48,67% di Bucci.
Briciole per gli altri sette candidati.
Più di mezza Liguria è rimasta a casa: l’affluenza non arriva al 46%.
Sarà indignazione, sarà indifferenza, sarà rassegnazione: senza dimenticare che proprio nella domenica elettorale mezza provincia di Savona (dove l’affluenza è crollata al 43,76% contro il 55,10% del 2020) era sott’acqua a spalare fango da case, strade e ospedali allagati. In compenso Albenga, Alassio, Andora, Ceriale - senza parlare di Borghetto Santo Spirito, Loano, Balestrino - hanno trovato il tempo per andare a votare Bucci.
Avremo altri cinque anni per vedere anche altri fiumi in piena: quelli dei soldi pubblici che verranno sversati in pro paganda, detta anche “comunicazione istituzionale”.