cinema NUOVOFILMSTUDIO
ven 1 nov (15.15 - 18.00 - 21.00)
sab 2 nov (15.15 - 18.00 - 21.00)
dom 3 nov (15.15 - 18.00 - 21.00)
lun 4 nov (15.15 - 18.00 - 21.00)
BERLINGUER - LA GRANDE AMBIZIONE
di Andrea Segre
con Elio Germano, Stefano Abbati, Francesco Acquaroli
Italia 2024, 122'
Quando una via sembra a tutti impossibile, è necessario fermarsi? Non l’ha fatto Enrico Berlinguer, segretario negli anni Settanta del più importante partito comunista del mondo occidentale, con oltre un milione settecentomila iscritti e più di dodici milioni di elettori, uniti dalla grande ambizione di realizzare il socialismo nella democrazia. Sfidando i dogmi della guerra fredda e di un mondo diviso in due, Berlinguer e il PCI tentarono per cinque anni di andare al governo, aprendo a una stagione di dialogo con la Democrazia Cristiana e arrivando a un passo dal cambiare la Storia. Dal 1973, quando sfuggì a Sofia a un attentato dei servizi bulgari, attraverso le campagne elettorali e i viaggi a Mosca, le copertine dei giornali di tutto il mondo e le rischiose relazioni con il potere, fino all’assassinio nel 1978 del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro: la storia di un uomo e di un popolo per cui vita e politica, privato e collettivo, erano indissolubilmente legati.
Andrea Segre porta sullo schermo uno straordinario Elio Germano nei panni di Enrico Berlinguer, il racconto della vita del segretario del PCI e delle influenze straniere sulla nostra democrazia.
«Su Berlinguer sono stati realizzati molti documentari, libri, saggi, ma nessuno ha mai provato ad affidare al cinema di finzione la ricostruzione “da dentro” della sua vita, o di parte di essa, del suo mondo e del suo popolo. Eppure, parliamo di un mondo fatto di centinaia di migliaia, milioni di persone, una gran parte delle quali ancora vive, e di un uomo che è simbolo globale di una sfida e di una scelta: provare ad attuare il socialismo in una società democratica e indipendente, superando le diseguaglianze, ma garantendo tutte le libertà economiche e culturali che le dittature sovietiche avevano invece schiacciato. Insieme a Marco Pettenello, sceneggiatore e compagno di tanti viaggi importanti, ho deciso di misurarmi con questa sfida e due sono stati i cardini che mi hanno aiutato ad arrivare fin qui: da una parte il rispetto della serietà e della sobrietà di Berlinguer, dall’altra la scelta di non imitare né idealizzare, ma di provare sempre a capire. Non sono due indicazioni puramente razionali, credo siano profondamente poetiche. Seguendole, ho cercato di entrare nel pensiero di Berlinguer, nella sua relazione diretta con quanto ha voluto e ha fatto, con le sue ambizioni, le sue tensioni e le sue paure, negli anni forse più complessi e decisivi della sua esperienza politica. E ho cercato di penetrare nel suo mondo, in quell’universo parallelo unico, intenso e non privo di contraddizioni, così singolare nella storia d’Europa, che ha rappresentato il Partito Comunista Italiano, a cui Berlinguer ha dedicato la vita intera. Quella di Enrico Berlinguer è una vita che può aiutare ancora oggi a porsi domande, a cercare risposte. Il mondo è profondamente cambiato, ma le urgenze e le emozioni che hanno attraversato la sua vita e il suo popolo non sono scomparse, albergano in strade diverse, si cercano, si interrogano, attraversano le contraddizioni dell’oggi, si infilano nei vuoti e nei pieni della società contemporanea». (Andrea Segre)
Trailer: https://youtu.be/kzkFdHkoJ44
mar 5 nov (15.00 - 21.00)
mer 6 nov (18.00)
Il cinema ritrovato al cinema - in collaborazione con la cineteca di bologna
PARIS, TEXAS
di Wim Wenders
con Harry Dean Stanton, Nastassja Kinski, Dean Stockwell
Germania/Francia/Regno Unito 1984, 147'
Edizione restaurata in italiano e in v.o.s.
Travis viene ritrovato dal fratello Walt dopo una lunga assenza e ricondotto a Los Angeles. Qui rivede il figlio Alex che vive con gli zii dopo la separazione dei genitori. Inizialmente i due fanno fatica a comunicare ma la situazione cambia fino al punto di decidere di andare insieme a cercare la madre e moglie a Houston. Lì Travis scoprirà che Jane lavora in un peep-show...
A 40 anni dalla Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1984, uno dei film più amati di Wim Wenders, "Paris, Texas", torna al Nuovofilmstudio grazie alla Cineteca di Bologna e al suo progetto "Il Cinema Ritrovato al Cinema". Scritto assieme a Sam Shepard, con le leggendarie musiche di Ry Cooder, per Emmanuel Carrère "Paris, Texas" è «il film più calmo, più sobrio che Wenders abbia mai diretto». Sicuramente è l’opera che ha definitivamente consacrato il regista tedesco tra i grandi autori del cinema mondiale, vincendo la Palma d’oro a Cannes. L’ultimo film del periodo americano di Wenders, scritto da Sam Shepard, è un road movie libero, tenero e disperato, un omaggio ai luoghi del western, una rilettura umanissima dei generi hollywoodiani. Un padre che invecchia sotto il cappello da baseball e un figlio bambino attraversano il Texas su un pick-up, in cerca d’una moglie e mamma perduta anni prima. Parlano di teoria del big bang e del perché lei se n’è andata. L’uomo, che aveva chiuso nel silenzio colpe e sconfitte, riscopre la parola e il senso delle relazioni umane. Li riscopre così bene che quando infine trovano la donna, in una specie di sex club dove le ragazze parlano ai clienti attraverso un vetro, senza vederli, Harry Dean Stanton può spezzarle e spezzarci il cuore raccontando una storia, che naturalmente è la loro storia. Lei è la Nastassja Kinski del 1984, e non c’è altro da dire.
Trailer: https://youtu.be/msU11jQjM4Q
mar 5 nov (18.00)
mer 6 nov (15.30 - 21.00)
IL TEMPO CHE CI VUOLE
di Francesca Comencini
con Fabrizio Gifuni, Romana Maggiora Vergano
Italia 2024, 110'
Un padre e sua figlia abitano le stanze dell’infanzia: l’infanzia di lei e l’infanzia magica del racconto di Pinocchio, il film al quale sta lavorando lui. Il padre racconta alla figlia del suo lavoro e la ascolta, la osserva, le parla con serietà, compostezza, rispetto, come si parlerebbe non a un’adulta ma a una persona intera sì, la persona che è una bambina. La bambina visita i set del padre, in cui pulsa la vita, il chiasso, l’umanità, il lavoro, l’affanno, l’infatuazione, la magia e il sudore. E lei si perde in quei mondi. La figlia diventa una ragazza, l’incanto di quel limbo tra loro svanisce, la figlia lo sente, capisce che la rottura con l’infanzia è irreparabile. Lo capisce da come il padre la guarda. Pensa che non sarà mai alla sua altezza e precipita apposta per non esserlo davvero. Il padre all’inizio è disarmato, poi prende posizione e decide che non farà finta di niente. Smaschera la figlia, si affaccia su quell’abisso, con poche parole e molta presenza la porta via con sé, a Parigi.
Francesca Comencini rende omaggio a suo padre, l’uomo e il regista, disobbedendogli ancora una volta, mettendo in scena quel privato che Luigi, refrattario a ogni autobiografismo, non avrebbe mai raccontato nei suoi film.
«Questo film è il racconto molto personale di momenti con mio padre rimasti vividi e intatti nella mia mente in un susseguirsi di faccia a faccia. Un racconto personale che credo però trovi la giusta distanza nel fatto che in mezzo al padre e alla figlia c’è sempre il cinema come passione, scelta di vita, modo di stare al mondo. Il cinema in mezzo alla vita è come una rete che sottende il racconto dei loro scambi, apre a una terza angolazione nella relazione tra i due, crea lo spazio dell’immaginazione. “Con il cinema” dice il padre “si può scappare. Con l’immaginazione.” È una storia di trasmissione, anche, attraverso il cinema, di un modo di essere nella vita. Dopo tanti anni passati a fare il suo stesso lavoro cercando di essere diversa da lui, ho voluto raccontare quanto ogni cosa che sono la devo a lui: ho voluto rendere omaggio a mio padre, al suo modo di fare cinema, al suo modo di essere, all’importanza che la sua opera e il suo impegno hanno avuto per il nostro cinema, all’importanza che la sua persona ha avuto per me. Forse, mi sono detta, forse ora sono abbastanza anziana ne sono capace, forse ora sarò all’altezza di questo racconto. Forse, ora, è arrivato il momento di dirgli grazie».
(Francesca Comencini)
Trailer: https://youtu.be/mci8pjLvq_w
gio 7 nov (21.00)
Gruppo Cineforum "Quei bravi ragazzi" Quiliano e Nuovofilmstudio
SOTTOCOPERTA
di Simona Cocozza
con Antonio Folletto, Maria Pia Calzone
Italia 2024, 94'
Ospiti in collegamento la regista Simona Cocozza e la produttrice Samantha Cito, in dialogo con Luciano Carlino del Gruppo Cineforum "Quei bravi ragazzi" Quiliano
Fiorenzo, trentenne ingenuo e solitario, ha un sogno: viaggiare, attraversare l'oceano, visitare paesi nuovi; cosa che, vista la sua vita umile e le scarsissime risorse economiche, può realizzare solo con la fantasia. Non potendo permettersi una vacanza vera, Fiorenzo ne organizza una "alternativa", barricandosi in casa e convincendo prima sé stesso e poi gli altri di essere partito per Santo Domingo. Viene aiutato nella sua folle impresa da un'ospite inattesa, Matrona, una donna matura che ha superato il suo passato, fatto di angherie subite e sfruttamento, diventando un'imprenditrice con il sogno di convincere gli uomini a non fare più ricorso alla prostituzione, ma solo alle bambole. Il timido Fiorenzo e l'esuberante Matrona, sono due persone nettamente distanti per esperienze di vita, ma accomunate da una profonda bontà d'animo e dalla volontà di riscattare le proprie misere vite. Entrambi sono rassegnati a vivere ai margini di una società che vuole tutti giovani, ricchi e vincenti. Ma, insieme, imparano a guardare con occhi diversi il mondo che li ha respinti.
"SottoCoperta" è l’esordio al cinema di finzione della documentarista e montatrice Simona Cocozza, interpretato ottimamente da Antonio Folletto e Maria Pia Calzone: «una favola contemporanea sull'accettazione di sé e sulla muta complicità di due anime, una riflessione cinematografica sulla claustrofobia della solitudine. È una commedia, romantica e sociale allo stesso tempo, che affronta con toni agrodolci tanti dei problemi caratteristici della società contemporanea».
(Simona Cocozza)
Trailer: https://youtu.be/7CTRqZtFb_U
teatro dei cattivi maestri
Spettacolo per l’infanzia
Domenica 3 novembre, ore 17
*per le scuole primarie lunedì 4 novembre, ore 10
FILASTROCCHE IN CIELO, IN TERRA E IN MARE
Da Gianni Rodari. Adattamento e regia di Sante Maurizi. Con Daniela Cossiga. Musiche in scena eseguite dal vivo. La Botte e il Cilindro.
Piccole storie in versi:
Ma che bel castello…
La bella lavanderina…
C’era un grillo in un campo di lino….
Piccoli racconti “animati” dalla rima e da melodie elementari. Così sono le filastrocche. E sembrava che dovessero sempre e solo quelle della tradizione (cantate fra gli altri magistralmente da Paolo Poli).
Poi arrivò Gianni Rodari:
Fattorino in bicicletta dove corri con tanta fretta?
S’io fossi il padrone del treno…
Filastrocca impertinente, chi sta zitto, non dice niente…
La leggerezza e i paradossi di Rodari sono riusciti a eguagliare le filastrocche della tradizione, anche nella loro dimensione “didattica”. Ma mancava loro la musica. Virgilio Savona e Lucia Mannucci (la coppia del Quartetto Cetra) musicarono un giorno i versi di Rodari. E fu un delizioso gioco nel gioco.
“Filastrocche” ripercorre quell’avventura.
Un modo anche per ricordare con affetto e “in musica” Gianni Rodari e Virgilio Savona.
Durata 60 minuti
Consigliato ad un pubblico a partire dai 3 anni
Sabato 9 novembre, ore 20.30
ROMEO & GIULIETTA
un teatro della mente
Tratto da William Shakespeare. Regia e drammaturgia di Luca Zilovich. Scenofonia a cura di Raffaello Basiglio. Tecnica di Enzo Ventriglia. Una produzione di Teatro della Juta.
Nel prologo dell’Enrico V, Shakespeare denuncia l’assenza nel suo teatro di mezzi adatti a rendere al meglio la storia e si appella direttamente agli spettatori o, meglio, alla loro immaginazione.
Il teatro può fare a meno dell’immagine visiva? Luca Zilovich pensa al teatro come luogo non dove si vede, ma si sente con l’udito e con tutto il corpo, dove il pubblico è parte integrante dell’atto artistico costruendo da solo, nel teatro della sua mente, lo spettacolo finale.
Il pubblico assisterà allo spettacolo bendato e seduto al centro dello spazio scenico mentre
attrici e attori reciteranno in mezzo a loro. L’udito sarà il senso stimolato primariamente, attraverso voci, musiche ma soprattutto paesaggi sonori, ma anche l’olfatto e il tatto saranno sollecitati.
La storia di Romeo e Giulietta di Shakespeare è nota a tutti, il realismo poetico di Shakespeare e la battuta che spesso evoca l’azione la rendono perfetta per un teatro della mente, e poi ogni rilettura di Shakespeare fa scoprire qualcosa di nuovo a chi lo interpreta e a chi assiste.
Durata 45 minuti
RAINDOGS HOUSE musica
Venerdì 1° novembre ore 22.00
MIMOSA LIVE + CALEDONIA ASBESTHOS DJ SET
Apertura porte ore 21:00 – Inizio concerto ore 22:00
ingresso 12e (under 25 ingresso 9e) con tessera arci
Domanda iscrizione – Biglietti On Line
https://youtube.com/playlist…
Mimosa è il nuovo progetto con base a Rio nato dalla collaborazione tra Cabezadenego, Leyblack e Mbé.
Mimosa è un sorprendente mix tra funk brasiliano e musica plunderphonics, un album nato da una residency a Saragozza in Spagna che pone al centro il retaggio culturale, la politica e il sesso. Un corpo nudo con una identità da rivelare, come sottolinea la copertina.
La tracklist comprende, dopo una intro sound collage (Chão), brani samba (Chora), funk carioca (Aquecimento e Tik tik), tocchi drum’n’bass (Dfb), sortite electro (Quinta), estetica trance (Taca), il tutto immerso in una estetica plunderphonics (Toque).
Un lavoro che è anche il segno di una costante crescita a 360 gradi della musica elettronica latino-americana, che sfrutta la inarrivabile ricchezza ritmica di queste latitudini. Grazie alle scelte produttive, passato, presente e futuro diventano inestricabili, quasi un destino.
Sabato 2 novembre ore 21.30
LIVING GATE + LAST RITES
Apertura porte ore 20:30 – Inizio concerto ore 21:30
ingresso 15e (under 25 ingresso 13e) con tessera arci
Domanda iscrizione – Biglietti On Line
https://youtu.be/9JQZ65VSNsc?si=NrG97y47976Le_NP
https://youtu.be/O_KjXOCDiPQ?si=wfYbyfd2AzHGe7oP
https://youtu.be/42yuia01P5A?si=A5rrKcxPu6ChK6CS
Aaron Rieseberg (YOB)
Lennart Bossu (Oathbreaker, Amenra)
Wim Coppers (Oathbreaker, Wiegedood)
Levy Seynaeve (Amenra, Wiegedood)
Questo è indubbiamente un super gruppo ed è pronto a presentarci il loro nuovo disco la cui uscita è prevista per fine ottobre su Relapse Records. Allé!
La band, composta da Aaron Rieseberg (YOB), Lennart Bossu (Oathbreaker, Amenra), Wim Coppers (Oathbreaker, Wiegedood) e Levy Seynaeve (Amenra, Wiegedood), è un gruppo internazionale di musicisti acclamati dalla critica, nato dalla.passiine condivisa e da una sincera ammirazione per un’epoca passata del classico Death Metal, Suffocation, Morbid Angel and Cannibal Corpse in primis.
Questo legame ha dato vita al death metal dei LIVING GATE. L’ethos della band è interamente definito dalle sonorità dell’underground: volutamente privo di fronzoli a favore di riff a rotta di collo. LIVING GATE pone l’accento su una batteria cruda e implacabile, circondata da riff minacciosi e orazioni gutturali. I LIVING GATE aderiscono rigorosamente ai metodi del Death Metal di un tempo, ma i brani che pettinano come “Heaven Ablaze” e la letale title track fissano la band nel presente e dimostrano che l’underground non morirà mai.
Preparatevi al Death!
I LAST RITES sono una band storica della scena savonese, attivi sin dal 1997. Il loro genere è un death/thrash metal suonato con grande perizia tecnica, a cavallo tra sound classico e moderno.
Martedì 5 novembre ore 21.30
CALIFONE
Apertura porte ore 21:00 – Inizio concerto ore 21:30
ingresso 15e (under 25 ingresso 12e) con tessera arci
https://youtu.be/V8sucis9ko0?si=RnoVthKRaY49TpEW
https://youtu.be/_tWWSIL126I?si=HqWzpVKy9WjHITxD
https://www.ondarock.it/rockedintorni/califone.htm
https://youtu.be/OfEdLNUKM6I?si=gvgZAY6GLUCVN2v4
https://youtu.be/UZyXhPJ7xJ4?si=aL1unzZpZbmAdkxm
www.raindogshouse.com
www.officinesolimano.it
www.disorderdrama.org
“Con il rinnovato apporto di Brian Deck, Michael Krassner, Rachel Blumberg e Ben Massarella, Tim Rutilli mette in scena il già noto avventuroso mix di folk-rock stile Laurel Canyon, divagazioni elettroniche alla Jim O’Rouke, graffi chitarristici alla Sonic Youth, immaginari country degni dei migliori Wilco, melodie funeree alla Red House Painters e uno sghembo blues erede della tradizione di Captain Beefheart […]. Con “Villagers”, i Califone riconquistano senza più indugio alcuno un posto di rilievo nella scena alt-rock americana, grazie a un set di canzoni intelligentemente agrodolci (provate “Eyelash”), brani ricchi di reminiscenze passate e di fugaci progetti per il futuro, che raccontano una realtà fatta di sentimenti, riflessioni e caos” (da Ondarock, 8/10)
Dallo spirito avanguardista dei Red Red Meat all’Americana destrutturata dei Califone, le metamorfosi musicali di Tim Rutili hanno sempre avuto un punto in comune: il legame con le radici, frammentate e ricomposte secondo una sensibilità tutta post-moderna. Fino a far divenire le sue visioni in chiave folk un vero e proprio punto di riferimento nel connubio tra tradizione e sperimentazione.
Il nuovo album (l’undicesimo?) dei Califone si intitola “Villagers”; esce (come il precedente “Echo Mine”) su Jealous Butcher – etichetta che meritoriamente ha anche ristampato tutto il catalogo dei seminali Red Red Meat – e riesce a sorprendere ed entusiasmare, rinnovando la magia dell’austero e dissoluto folk-rock della visionaria band americana.
“Tim Rutilli è ancora qui e lotta con noi, si direbbe, ma la sua è una lotta controllata, una lotta contro l’appiattimento della forma canzone…. La voce di Tim è ancora una volta lì a sovrastare tutto: sofferta, piena di quella potenza che solo certa gentilezza possiede, si imbarca tra liriche folli e comprensione di se stesso meno dure che in passato, forte dell’amarezza del tempo (sempre ammesso che sia mai stato più giovane e non saprei dire, forse no), potente di una tenerezza unica, l’arma preferita di gente come Will Oldham e Mark O. Everett, al cui fianco Rutilli sta di un bene che non vi dico, ma, se siete qui, già avete ben presente quello di cui sto parlando.”
(da Impatto Sonoro)
“that is, in large part, what makes villagers so surprising and gratifying. Despite the vexations Rutili espouses here, these are some of the warmest and most welcoming songs in Califone’s lengthy catalog, postcards meant to lure new visitors to an old landmark. It’s as if Rutili has invited you into his well-kept second-hand shop yet again—only this time, he’s not asking you to clean the dust off and figure out why something is worth keeping. At long last, he’s happy to tell you exactly what it means” Pitchfork (8.1/10)