Un rapporto, quello tra i due fratelli intriso di incomprensioni, successi, cadute, e di un particolare e controverso rapporto con l’esoterismo.
Di Federico Fellini ormai sappiamo tutto, o quasi: dei suoi film, della sua poetica visionaria, del suo stile narrativo onirico, del suo carattere, dei suoi dubbi e da qualche anno anche dei suoi sogni notturni e del suo misterioso rapporto con l’esoterismo.
Di Federico è stato anche detto che più che una cinematografia, la sua sia piuttosto una vera e propria mitografia, ed è stato proprio lui ad alimentare la leggenda secondo la quale molti dei racconti che lo riguardano siano in parte o del tutto inventati. E cosi in ogni suo film, anche quello più fantasioso, rimangono confusi nel verosimile≫alcuni spunti veritieri tratti dalla realtà quotidiana. Ciò è vero soprattutto per le pellicole più legate alla sua biografia, come I vitelloni (1953) o Amarcord (1973).
Quello che molti non sanno è che Federico ha avuto un fratello minore, nato un anno dopo di lui.
Un personaggio sconosciuto a molti, la cui vicenda artistica merita oggi di essere riproposta, anche alla luce di recenti ritrovamenti d’archivio. Cantante, sceneggiatore, regista, attore di talento e uomo sincero con non poche qualità artistiche, probabilmente meno bugiardo del fratello, attraversa la scena cinematografica italiana per oltre venti anni (dal 1942 al 1963), e non sempre in punta di piedi: una buona carriera d’attore al fianco di Alberto Sordi e di Ugo Tognazzi, l’incontro con Pier Paolo Pasolini nel 1960, di cui diviene assistente alla regia, e il debutto dietro la macchina da presa come regista cinematografico nel 1963.
Due mondi completamente diversi quelli dei due fratelli, due destini differenti, due caratteri lontani, anche se alla fine entrambi approdano nello stesso porto, quello della regia.
Il nome di Riccardo Fellini come sceneggiatore e regista cinematografico è legato principalmente a tre soggetti: Storie sulla sabbia (1963), Separazione consensuale e Stella cavalla da circo, il primo presentato in concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e gli altri due soggetti, mai portati sul grande schermo, di cui rimangono i vari trattamenti e un romanzo pubblicato postumo nel 2012.
Esiste poi una terza carriera di Riccardo, questa volta di successo, quella di documentarista televisivo. Programmi come Zoo folle (1974) e Quegli animali degli italiani (1982), sono oggi considerati tra i migliori esempi di documentarismo televisivo italiano degli anni settanta e ottanta.
L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI FELLINI: RICCARDO E FEDERICO
Autore: Alexander Galiano
edizioni Bag One/2024/188 pagine
ALEXANDER GALIANO
Alexander Galiano nasce a Roma nel 1981. Progettista e scenografo, allievo di Mario Garbuglia, è figlio del produttore Sergio Galiano, già collaboratore, tra gli altri, di Pier Paolo Pasolini e di Federico Fellini. Archivista e biografo autorizzato, Alexander dedica la propria attività di ricerca principalmente alla vita e alle opere di Roberto Rossellini e della sua famiglia. È autore di saggi, pubblicazioni istituzionali e biografie, tra cui il primo tomo di una trilogia dedicata al mondo del cinema, intitolata L’importanza di chiamarsi Fellini: Riccardo e Federico (2024).
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