L’industria sta precipitando al punto di non ritorno, in Italia ma anche in provincia di Savona: la Politica Nazionale e regionale batta un colpo dopo anni di latitanza! Questo l'appello di Andrea Pasa, segretario della Cgil Savona, che prosegue:
"Industria Italiana in crisi, dall’automotive all’energia, dai trasporti al tessile-abbigliamento, dagli elettrodomestici alla chimica e alla conceria. Anche in Provincia di Savona l’industria continua a ridurre la propria presenza con le crisi dei comparti del vetro, dell’automotive e la mancata soluzione alle crisi industriali di Piaggio Aerospace - LaerH - Sanac - Funivie che mettono seriamente a rischio migliaia di posti di lavoro a favore di una economia sbilanciata sul terziario che produce per lo più occupazione precaria, insicura e mal pagata".
"Servono risposte alle migliaia di lavoratrici e lavoratori della Provincia di Savona che da troppo tempo sono presi in giro dalla politica Regionale e nazionale con impegni disattesi e la totale incapacità e autorevolezza nel pretendere azioni concrete. Alla nuova amministrazione regionale chiediamo un cambio di rotta e soprattutto una autorevolezza diversa da quella dimostrata nei 9 anni precedenti; il primo banco di prova sarà per la vertenza Piaggio Aerospace dove è necessario calendarizzare al più presto un incontro con la Presidenza del Consiglio e i due Ministeri interessati per capire cosa sta accadendo all’ennesimo bando di vendita e aprire finalmente una discussione seria sulle altre vertenze e comparti in difficoltà, con una regia pubblica che parta dalla regione Liguria insieme alle istituzioni nazionali, il territorio e il sindacato Confederale".
"I dati sulla produzione industriale - prosegue Pasa - indicano che, a parte alcuni timidi segnali di resistenza nel settore delle industrie alimentari, le altre attività evidenziano una crisi profonda. L’insieme delle attività manifatturiere, dal tessile (-10%) all’automotive (-9,2%), passando per la metallurgia (-3,7%) fino alla fabbricazione di macchinari e attrezzature (-4,2%), offre la rappresentazione di un Paese non solo statico, ma immerso in una totale recessione. Una crisi alla quale il governo sceglie di dare risposte che ne aggravano ulteriormente gli effetti, come nel caso della riduzione di oltre 4 miliardi di euro proprio sul settore automotive".
"Senza interventi immediati si rischia uno tsunami occupazionale anche in Provincia di Savona. In un Paese ‘normale’, dopo 20 mesi consecutivi di calo della produzione industriale qualsiasi governo avrebbe radicalmente invertito la rotta, in Italia tutto questo non accade.
È da questa premessa che si deve partire, anzi ripartire ,perché fino ad oggi Governo, Ministeri e Regione Liguria hanno continuato a narrare record occupazionali e di crescita della ricchezza. Mentre il Paese reale è quello vissuto dalle migliaia di lavoratrici e lavoratori che sono alle prese con centinaia di crisi industriali, licenziamenti, cassa integrazione, amministrazioni straordinarie, delocalizzazioni e chiusure.
Il tutto nel più completo immobilismo del Governo, dei Ministeri e della politica regionale , almeno per ciò che interessa la Provincia di Savona. Da tempo il Sindacato, la Cgil si è assunta anche la responsabilità di indicare alla politica nazionale, regionale e locale quali possono essere le soluzioni per uscire da questa crisi profonda attraverso la costituzione di un’agenzia per lo sviluppo sostenibile, l’introduzione di un nuovo ammortizzatore sociale “per la transizione”, la riduzione dell’orario di lavoro anche come leva per governare i processi di riconversione industriale, una diversa politica energetica e ambientale, nonché investimenti straordinari in ricerca e innovazione".
"In primis è necessario trovare soluzioni alle 4 crisi industriali "storiche" savonesi da troppo tempo lasciate alla mercee di commissari che poco o nulla hanno prodotto in termini di soluzioni definitive, soluzioni che invece spettano alla politica. E' ormai evidente a tutti che nel nostro Paese le politiche industriali siano totalmente assenti, perfino Confindustria a livello nazionalee da qualche settimana ha abbandonato l’incanto di una falsa narrazione e inizia a denunciare, senza mezzi termini, la grave situazione in cui versano il Paese e il suo sistema produttivo, parlando di consumi in calo, di riduzione dell’export: ciò significa che le motivazioni che abbiamo posto alla base dello sciopero generale del 29 novembre contro una legge di stabilità sbagliata non erano poi così tanto “pretestuose o strumentali”, come raccontano da Palazzo Chigi e dintorni".
"Le dimissioni di Tavares dalla guida di Stellantis e lo sciopero in Volkswagen contro la chiusura degli stabilimenti in Germania sono un ulteriore campanello d’allarme sulla necessità di sviluppare politiche industriali europee all’altezza della sfida mondiale sul riassetto geopolitico del settore manifatturiero e sui rischi che il nostro continente sta correndo. Non c’è più tempo: l’Europa e il nostro Paese devono guidare la transizione ambientale sostenendo l’industria per garantire una giusta transizione. Questo potrebbe e dovrebbe avvenire anche attraverso la partecipazione pubblica nel capitale e nel governo delle stesse, sia direttamente sia tramite le società partecipate. Bisognerebbe smetterla di raccontare un Paese che non c’è. Si affronti la realtà e si assumano decisioni concrete".