Crisi Complessa07 dicembre 2024 12:42

Cassa integrazione: cede anche la Bitron

Senza una presenza industriale adeguata, anche e soprattutto dal punto di vista della qualità tecnologica, non sarà possibile alcun rilancio. I servizi fuggono, logicamente; il turismo è di secondo, se non di terz’ordine, gestito corporativamente e in dimensione esclusivamente speculativa ed elettorale (di Franco Astengo)

Cassa integrazione: cede anche la Bitron

Arriva anche in provincia di Savona l'effetto della gravissima crisi in atto nel settore automobilistico (che adesso chissà perché si chiama "automotive") dell'Europa Occidentale.

Una crisi dovuta essenzialmente a un complessivo ritardo tecnologico e a una politica di trasformazione finanziaria del complesso industriale: così lo stabilimento Bitron che si occupa di elettromeccanica (erede per li rami dell'antica e gloriosa Scarpa e Magnano) elargisce come regalo di Natale la cassa integrazione per 280 operai.

La provincia di Savona è di nuovo colpita nella sua residua struttura industriale a causa della marginalità delle imprese costrette in una funzione sussidiaria: com'è nel caso della SANAC e della Learh.

E' il caso allora di ribadire schematicamente alcuni punti:

Cancellata colpevolmente la presenza industriale a Savona Città dallo scambio deindustrializzazione / speculazione edilizia il nodo più intricato del rapporto lavoro -territorio nell’area vadese e in quella della Val Bormida è stato rappresentato dal rapporto lavoro - ambiente emblematizzato da due vertenze storiche: quella ACNA durata decenni e diventata “caso europeo” e quella Tirreno Power.

Assieme alla (altrettanto colpevole) dismissione di Ferrania dovuta alla miopia di quella dirigenza industriale in una fase di radicale trasformazione tecnologica del settore, le vicende ACNA e Tirreno Power hanno posto in evidenza il tema delle aree dismesse e del loro necessario riutilizzo e bonifica.

Il caso clamoroso rimane quello dell’ACNA.

Con questo intervento si trascurano, per ragioni di spazio, una serie di considerazioni che pure dovrebbero essere svolte al proposito di diversi argomenti (invecchiamento della popolazione, migrazione, fuga dei cervelli, importante presenza di piccola industria e artigianato).

Lo scopo di questo testo è soltanto quello di riavviare una discussione sui nodi di fondo: senza una presenza industriale adeguata, anche e soprattutto dal punto di vista della qualità tecnologica, non sarà possibile alcun rilancio. I servizi fuggono (logicamente) e il turismo è di secondo, se non di terz’ordine gestito corporativamente e in dimensione meramente speculativa (anche elettoralistica come abbiamo visto nelle recenti elezioni regionali) e in ogni caso settore sempre e comunque complementare in una situazione come la nostra e più in generale, siamo vicini, ma non siamo la Costa Azzurra (sul cui territorio comunque non sono rose e fiori) con forti sospetti di riciclaggio da parte di insediamenti di tipo mafioso.

L’idea sarebbe quella di riflettere su di una “vertenza industria” da supportare con un’adeguata capacità di programmazione, individuando settori e aree d’insediamento e sollevando il tema - decisivo - dell'isolamento del nostro territorio sul piano infrastrutturale stradale e ferroviario: isolamento da rompere lavorando soprattutto in funzione del rapporto tra la provincia di Savona e il Nord Ovest.

E' necessario ancora aprire un discorso riguardante l'area industriale di crisi complessa: fin dall'inizio (lo avevamo segnalato al momento dell'emanazione del decreto nel 2016) è mancata la comprensione dello strumento economico complessivo di riconversione del modello di sviluppo territoriale. La faccenda non ha funzionato (nonostante i proclami elettoralistici) perchè come è già stato segnalato da situazioni analoghe ci si è legati ad accordi di governance dove, ci venga scusato il gioco di parole, non si è mai governato. In particolare la Val Bormida è rimasta oggetto dell’intervento di crisi, come oggetto d’intervento su fondi e politiche d’immediata emergenza. Ma dove, alla lunga, i soggetti forti sono risultati altri, come la sinergia Regione - Invitalia, e dove i fondi reali appaiono fortemente vincolati dalle politiche del governo, senza che comparisse una qualche progettualità a livello locale.

Franco Astengo