Il 14 gennaio 1984 affondava e scompariva nel Golfo di Biscaglia il mercantile savonese Tito Campanella, portando con sé le vite di 24 marittimi italiani, nove dei quali liguri. Tre erano genovesi, tre spezzini e tre savonesi: il radio telegrafista Pier Giovanni Dorati (50 anni, di Albisola Mare), il primo macchinista Antonio Gaggero (59 anni, di Celle Ligure) e il giovane di macchina Marco Incorvaia (22 anni, di Savona).
Non vennero recuperati né i rottami del mercantile né i corpi dei 24 componenti dell’equipaggio: l’allarme venne diffuso solo otto giorni dopo.
Ventiquattro vittime di un omicidio sul lavoro che - quarantuno anni dopo - non hanno ancora avuto giustizia: ed è per ricordarle che oggi, alla presenza delle autorità cittadine di Savona, delle rappresentanze delle sezioni di Savona delle Associazione Marinai d’Italia e dei Guardia Marina Nazionale e dei sindacati è stata posata una lapide davanti alla Torretta, nei pressi di quel momunento al Marinaio con cui Renata Cuneo volle commemorare le vittime del mare.
La lapide dedicata alla Tito Campanella è stata benedetta da don Piero Giacosa, cappellano della Stella Maris, realtà che con don Mario Genta era stata (e rimane) il riferimento, il “rifugio” della gente di mare.