“Precarietà e bassi salari sono gli unici dati che continuano ad aumentare in Provincia di Savona. Imprenditori e politica locale vogliono prendere coscienza della qualità dell’occupazione in provincia di Savona? Una qualità che continua a peggiorare, come evidenziano i dati INPS nel terzo trimestre 2024. Si perdono oltre 3 mila occupati dipendenti rispetto allo stesso periodo del 2023, oltre il 90% dei nuovi contratti è precario, e quasi la metà (46%) è a tempo parziale. Ciliegina sulla torta: nel 2024, meno 23% di passaggi a tempo indeterminato”.
Dati confermati dall'osservatorio di Oxfam che saranno presentati alla "sagra del capitalismo" in programma come ogni anno a Davos, esclusiva località sciistica svizzera.
Nel periodo post-pandemico, l’occupazione in Italia è migliorata, con un tasso di occupazione al 62,4% (grazie soprattutto all’occupazione over-50) e una disoccupazione al 5,7% (in parte dovuta alla crescita degli inattivi).
Tuttavia persistono problemi strutturali, come forti squilibri territoriali e ritardi occupazionali rispetto all’Unione Europea, con giovani e donne che soffrono di sotto-occupazione e bassa qualità del lavoro.
A fronte dei miglioramenti occupazionali, i salari rimangono stagnanti: il salario medio annuale reale è invariato negli ultimi 30 anni. Tra il 2019 e il 2023, le retribuzioni lorde sono aumentate del 6-7%, ma l’inflazione del 17-18% ha ridotto il salario lordo reale di oltre 10 punti percentuali.
In poderosa crescita da oltre un decennio, nel 2023, la povertà assoluta è rimasta stabile, coinvolgendo oltre 2,2 milioni di famiglie (5,7 milioni di persone) che non avevano risorse sufficienti per acquistare beni e servizi essenziali. L’incidenza della povertà familiare è leggermente aumentata dall’8,3% all’8,4%, mentre quella individuale è rimasta al 9,7%.
Il Governo appare poco preoccupato dal fatto che i contribuenti italiani più ricchi versino al fisco, in proporzione al proprio reddito, meno imposte dirette, indirette e contributi, rispetto ai cittadini con redditi più bassi e che l’85% degli italiani, trasversalmente a tutti i partiti, ritenga il nostro sistema fiscale profondamente iniquo.
Il sistema fiscale italiano è frammentato in regimi favorevoli per alcune categorie, garantendo migliori condizioni fiscali a chi ha più potere o appartiene a specifici elettorati.
Ciò prefigura un tradimento del contratto sociale, con le stesse categorie che continuano a finanziare beni e servizi pubblici, come sanità e istruzione, sotto finanziati e permanentemente a rischio di ulteriori tagli.
Preservare la frantumazione del sistema fiscale italiano in molteplici regimi preferenziali e scendere, in nome della lotta all’evasione, a patti iniqui con i contribuenti ritenuti meno fedeli al fisco è indicativo della poca attenzione dell’esecutivo per il basso grado di equità del nostro sistema fiscale e la tenuta sociale.
La legge sull’autonomia differenziata ha rappresentano nel 2024 un ulteriore elemento di forte preoccupazione e sconcerto, ponendosi in netta antitesi ad un’azione di contrasto alle disuguaglianze. Il regionalismo competitivo cui è improntata la legge Calderoli, invalidato alla radice dalla Corte Costituzionale, ha messo ulteriormente a repentaglio l’uguaglianza dei cittadini che già oggi scontano gravi divari nella disponibilità e nella fruizione di servizi pubblici, marcatamente differenziati a seconda del territorio di residenza. In contrasto con l’idea di un regionalismo solidale, le scelte del Governo rischiano di trasferire, senza valide motivazioni, alle Regioni a statuto ordinario molteplici competenze esclusive su temi fondamentali delle politiche pubbliche e prefigurano un passaggio dal bilancio dello Stato a quello delle Regioni di una porzione consistente della spesa pubblica con un incentivo all’utilizzo poco efficiente e trasparente delle risorse.
E' necessario ripensare profondamente le misure di contrasto a povertà ed esclusione lavorativa garantendo la possibilità di accedere a uno schema di reddito minimo a chiunque si trovi in difficoltà.
Disincentivare l’utilizzo dei contratti non standard.
Definire i contratti collettivi principali.
Introdurre un salario minimo legale.
Perseguire politiche industriali che favoriscano la buona occupazione.
Introdurre condizionalità alle imprese per l’accesso agli incentivi pubblici
La legge sull'autonomia differenziata va abrogata in toto attraverso il referendum sul cui esito positivo va posto il massimo impegno da parte delle forze politiche, del sindacato, delle associazioni, dei soggetti sociali.
Per chiudere con un ulteriore accenno alla realtà savonese occorre tornare al punto delle politiche industriali: il "cuore" di una possibile ipotesi di nuovo sviluppo per Savona e il suo hinterland dovrà essere formato da una triade di possibilità
1) quella tecnologica
2) quella infrastrutturale
3) quella del ritorno ad una vera e propria "vocazione territoriale" per lo sviluppo,costruendo progettualità e andando ben oltre a confini limitati nello spazio a singole realtà territoriali.
Sul discorso infrastrutturale va tenuto aperto un ulteriore capitolo: la risorsa principale di cui è necessario disporre è quella della realizzazione di infrastrutture in grado di far uscire dall'isolamento la nostra area e velocizzare al massimo la movimentazione.