Ben consapevoli che il cercare di restituire entro gli spazi misurati di Traumfabrik un percorso artistico tanto articolato quanto quello di Umberto Stagnaro è impresa impossibile, si è privilegiata la selezione di alcuni lavori seguendo due criteri portanti.
Si è fatto tesoro di quanto ci ha sempre suggerito un caro gallerista amico secondo il quale di un artista vivente è sempre preferibile presentare i lavori più recenti.
Si sono poi ordinate all’interno del percorso alcune opere di precedente gestazione a documentare da un lato la qualità e lo spessore della ricerca e del linguaggio espressivo, dall’altro dare evidenza di quelle piccole ma significative variazioni che fanno del singolo lavoro la tessera di un percorso tanto ampio quanto coerente.
Ci troviamo di fronte a un microcosmo vibrante, un universo pulsante di storie, ora maestose, ora sussurrate, dove si percepisce l'impronta non solo del pittore, ma anche dell'abile grafico, dell'artigiano sapiente, dell'interprete acuto e del poeta ispirato.
Un'aura particolare avvolge l'osservatore, una tavolozza di colori caldi che catturano l'incanto di un equilibrio delicato, sospeso tra silenzio e voce, tra distacco e compassione, tra naturale e artificiale, tra presenza e assenza, tra la parola e il suo segno. E Umberto Stagnaro orchestra tutto questo con innata eleganza e meticolosa precisione.
Un'eco di letteratura, non sempre del tutto familiare ma apertamente dichiarata dall'autore, sembra ritagliare un fotogramma, un indizio che si manifesta come sensazione, umore, memoria, esistenza.
Ricorre una simbologia che affonda le radici negli autori prediletti e studiati della letteratura americana ottocentesca, giganti come Henry David Thoreau, Walt Whitman, Herman Melville ed Emily Dickinson.
Per ognuno di loro, Stagnaro evoca un riferimento preciso, quasi un esercizio dell'anima. Lo spazio selvaggio, così tipico delle narrazioni del New England e interpretabile anche come lontananza da Dio, per Thoreau e Whitman. Per quest'ultimo, anche la bandiera americana. L'oceano sconfinato e le balene maestose per Melville. La coperta patchwork, un leitmotiv per tutti, ma soprattutto per la Dickinson, a sottolinearne la dimensione intima e domestica. Le mani, ancora una volta dedicate a Whitman, che spesso celebrava il proprio corpo e l'atto del toccare. Le alci, un richiamo a Thoreau.
Le ultime opere, in ordine di tempo, sono realizzate con veline, fotocopie, carte di metà Ottocento di provenienza inglese o americana, quasi contemporanee agli autori analizzati. E ancora, piccole aree dipinte di bianco, evocative della neve sui prati, tracce di natura, reliquie vegetali e organiche, vecchie fotografie, disegni, mappe, frammenti e reperti che l’autore raccoglie e conserva per registrare il transito dei viventi. Insomma, un vero e proprio mondo.
Ma non possiamo limitarci alla sola immagine poetica. Per penetrare le pieghe della ricerca di Stagnaro, sono necessari pazienza, dedizione e una solida base culturale. Credo che tutto ciò sia legato alla sua naturalezza, alla sua mitezza, alla sua assenza di virtuosismo ostentato, così evidente in molti, quasi sempre fine a se stesso. Nei suoi lavori emerge il rispetto di certe armonie ritmiche primigenie, una polifonia dove ogni nota risuona preziosa e precisa, al posto giusto. Un raffinato senso estetico per la dimensione dei segni, l'equilibrio degli spazi, l'eleganza delle simmetrie. Non si tratta di compiacimento, ma di una fiducia tenace nella forza delle cose semplici.
Traumfabrik APS
via Aicardi 70, 17015 Celle Ligure
vernissage sabato 15 febbraio dalle ore 17:30
la mostra prosegue sino al 16 marzo 2025
info e prenotazioni | ph 3703286203 e-mail: alexraso@libero.it