Non pare essere risolto il mistero della nave petroliera Seajewel, ancorata nella baia di Vado Ligure: la falla aperta sulla parte immersa dello scafo, scrive l’Ansa, ha le lamiere ritorte in dentro e ciò confermerebbe che l'agente deflagrante è stato posto all’esterno della nave. L'esplosione sentita dal personale di bordo nella notte tra venerdì e sabato sarebbe confermata anche - prosegue l’agenzia di stampa - dalla moria di pesci vicino allo scafo.
Le indagini sono aperte e le bocche chiuse, ma qualcuno sta già iniziando a pensare a un attentato e alle conseguenze che avrebbero potuto verificarsi se, a poca distanza dalla Seajewel - o al suo posto - ci fosse stata anche la nave rigassificatrice Italis Lng (ex Golar Tundra), che l’ex presidente della Liguria Toti voleva piazzare proprio davanti alle nostre coste.
Bucci, che a parole si è detto contrario al rigassificatore nella rada di Savona - Vado, dall’insediamento non ha avuto neanche un’interlocuzione con il governo per uno stop definitivo al trasferimento, come denunciato stamattina dal consigliere dem Roberto Arboscello, mentre la Snam va avanti con l’iter come se nulla fosse.
Franco Zunino, presidente di ARCI Savona, dichiara: “Ci hanno dato prima dei terrapiattisti e poi, accusa non meno denigratoria e grave, accusati di allarmismo, quando mettevamo in guardia dal pericolo rappresentato dalla presenza della nave rigassificatrice ex Golar Tundra nella rada di Vado - Savona.
Quanto accaduto alla "Seajewel" dimostra, drammaticamente, che le nostre preoccupazioni non erano per nulla esagerate. Non vogliamo neppure pensare alle conseguenze che si sarebbero avute se qualcosa del genere fosse avvenuto alla nave rigassificatrice in rada.
Ricordiamo peraltro che nel territorio circostante esistono altre attività industriali sottoposte alla legge Seveso, riguardante attività altamente pericolose.
L'effetto "catena" sarebbe stato devastante per un territorio peraltro densamente abitato.
La contrarietà al rigassificatore è una scelta sensata, irresponsabile è continuare a pensare di portare avanti un progetto sbagliato dal punto di vista ambientale e pericoloso”.
Interviene anche la Rete fermiamo le fonti fossili:
“Non vogliamo nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se a meno di 3 chilometri a largo di Savona, al posto della petroliera ci fossero stati un rigassificatore e una nave gasiera che contiene l'equivalente di 100 milioni di metri cubi di gas, ovvero un potere calorico potenziale di quasi un megatone (un milione di tonnellate di tritolo), nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche.
E sempre a proposito di nucleare, è inimmaginabile anche l'effetto devastante che si creerebbe se l'attentato avvenisse a una centrale nucleare di nuova generazione, progetto recentemente enunciato dal Governatore Bucci.
Ormai gli scenari geopolitici internazionali stanno diventando sempre più instabili, e i fattori di rischio attentati sempre più consistenti, come più volte segnalato dai comitati savonesi.
Impossibile quindi ipotizzare di decidere di installare rigassificatori, depositi di GLN o di bitume o addirittura una centrale nucleare in un'area come quella savonese fortemente antropizzata e con altre rilevanti fonti di rischio: centrale a turbogas, due porti, navi petroliere, tante industrie a Rischio Incidente Rilevante, con almeno 800.000 metri cubi di prodotti petroliferi (più di 10 metri cubi a testa).
I cittadini del comprensorio savonese hanno già pagato e stanno tuttora pagando il loro pesante tributo in termini di rischio ambientale e di inquinamento, e non accetteranno mai più altri progetti simili”.
Stessa domanda si pone la RETE NO RIGASS NO GNL NAZIONALE:
"Dopo quello che è stato molto probabilmente un attentato ai danni della petroliera ormeggiata al campo boe di Vado Ligure, questa domanda è stata spesso posta sui giornali. Una cosa è certa, questo episodio ha dimostrato che le navi, in porto, in rada o in navigazione che siano, sono esposte e fragili di fronte all’attacco di professionisti. E di professionisti in questo caso si è certamente trattato visto la sapiente dosatura delle cariche e la loro collocazione in modo da non procurare danni irreversibili. E’ stata un’azione dimostrativa? Da parte di chi e contro chi? Non siamo in grado di entrare in questioni di politica o nel rapporto tra stati belligeranti, rimaniamo pertanto entro confini che ci sono più familiari. Da anni orma ci battiamo come Rete perché si passi rapidamente alle fonti rinnovabili, abbandonando l’uso delle fonti fossili. Quello cui assistiamo è invece una sempre maggiore avidità delle società del fossile che continuano a progettare sempre nuovi rigassificatori o depositi costieri di GNL, favorite anche da incentivi governativi. Abbiamo prodotto decine di scritti, contro questa follia e nelle nostre osservazioni e note abbiamo sempre fatto riferimento anche al rischio terrorismo. Perché un attentato vero a una gasiera, non un’azione dimostrativa, avrebbe conseguenze catastrofiche. Studi internazionali ci dicono che la rottura della stiva di contenimento del liquido, collisioni o altri fattori possono portare alla fuoriuscita di gas liquefatto che, trasformatosi rapidamente in aeriforme, produrrebbe gravissimi danni a persone e cose in caso di incendio o esplosione, in un raggio che va ben oltre le poche centinaia di metri che leggiamo nei Piani di Emergenza Esterni ma raggiungerebbe l’ordine dei Km.
Per questi motivi, per la sicurezza nostra, dell’ambiente in cui viviamo, dei nostri mari, ci battiamo e continueremo a farlo perché si abbandoni l’uso di fonti fossili. E ci battiamo tutti insieme, da Piombino a Spezia, da Vado a Livorno, da Ravenna a Gioia Tauro, da Porto Empedocle alla Sardegna a Porto Viro e in tutti i luoghi dove sono presenti o previsti rigassificatori, depositi di GNL e gasdotti. Perché la nostra posizione non è mai stata e non sarà mai nimby".