Sull’onda lunga delle recenti elezioni statunitensi un nuovo (dis)ordine
mondiale sta precipitosamente affermandosi.
Capisaldi di politica internazionale che per decenni sono stati il punto
di riferimento dell’Europa e e dei suoi interlocutori naufragano di fronte all’irruenta ed inconsulta sulla scena di Donald Trump e delle sua “corte dei miracoli”.
Sono bastate poco più di cinque settimane per capovolgere l’aiuto
all’Ucraina invasa in un non troppo mascherato sostegno alla politica di espansione imperialistica della Russia di Putin,nemico fino a poco tempo fa ed ora sodale nella spartizione di una terra ricca di materie prime strategiche.
L’Europa, del tutto inadeguata sotto il profilo istituzionale e della
sua direzione politica, si trova a balbettare improbabili soluzioni, facendo di fatto la figura di colei che si oppone ad una “pace giusta” nel conflitto Russia-Ucraina.
Ci viene da rimpiangere, noi che non li abbiamo particolarmente amati, non solo De Gaulle e Churchill, ma anche la Merkel e Draghi, bisognosi di uno scatto di intelligenza e di volontà che vada oltre alla pur giusta solidarietà all’Ucraina contro l’invasore russo.
Il crescere sotto i nostri occhi di una forza sovranazionale nazionalista, dai forti connotati fascistoidi, ci riporta indietro di almeno un secolo e segna questo tempo in cui i diritti e la libertà,e perfino l’umanesimo e la civiltà liberale, stanno fortementearretrando, mettendo addirittura in dubbio conquiste che con l’illuminismo e le rivoluzioni borghesi abbiamo
erroneamente ritenuto definitivamente acquisite.
In questa nostra Europa i diritti sociali (lavoro, casa, istruzione, pensioni, sanità, ecc.) stanno velocemente soccombendo di fronte al riemergere di una effettiva o presunta necessità di produrre nuove armi nella speranza, sempre più debole, di non doverle usare.
Condizioni di lavoro sicure ed un reddito adeguato e dignitoso per i lavoratori ed i pensionati ed un welfare all’altezza delle necessità dei più deboli sono assolutamente necessari e decisivi in questa situazione di forte polarizzazione delle diseguaglianze.
Il prepararsi alla guerra prossima ventura passa ogni giorno, ogni volta più spesso, tra le notizie che ci vengono elargite da mezzi di informazione sempre più omologati alle esigenze di una industria che pian piano, ma neppure troppo, sostituisce arei civili con droni da guerra ed autovetture con carri armati.
Prima che l’omologazione o, forse peggio, l’apatia ci coinvolga tutti inuna spirale verso il baratro occorre una forte reazione che riproponga la pace ed il disarmo come obiettivi strategici dell’umanità.
Un nuovo internazionalismo è urgente e necessario, che ridia forza ed autorevolezza ai soggetti sovranazionali, a partire dall’ONU e dalla Corte internazionale di giustizia.
Occorre fermare subito Israele ed i suoi massacri nei confronti del popolo palestinese, che privano popolazioni intere dei diritti fondamentali, nonché le sue mire espansionistiche sulla Cisgiordania, sulla striscia di Gaza e su parti della Siria e del Libano e così pure le guerre che nuovamente insanguinano l’Africa.
L’Europa deve dotarsi della struttura istituzionale necessaria che impedisca ai sovranismi di porre veti ed ostacolare una politica comune e deve prendere atto che il mondo, già prima di Trump, è cambiato, e che i suoi interessi non coincidono sempre con quelli degli Stati Uniti e della Nato.
Per questo è necessaria una politica estera che rivolga attenzione alla Cina ed alle nazioni emergenti dell’Asia e dell’America Latina e che verso l’Africa proponga scambi equi per l’acquisto delle materie prime necessarie alla moderna tecnologia industriale.
Per l’Ucraina occorre arrivare al più presto alla pace impedendo che siano le grandi potenze a disporre del suo territorio e lasciando alla libera autodeterminazione delle popolazioni coinvolte la decisione circa il loro futuro.
L’Europa ha anche il compito di ridare fiato ai principi della democrazia, della solidarietà e dell’economia sociale che hanno contraddistinto il suo sviluppo nella seconda metà del secolo scorso, messi in forte pericolo dalle forze nazionaliste e xenofobe.
Una nuova rivoluzione deve unire le classi sociali più povere e la piccola e media borghesia contro lo strapotere economico, ed ora anche politico, di pochi individui o gruppi finanziari che rappresenta una intollerabile ingiustizia ed un grave pericolo per la libertà e la democrazia.
Serve subito una proposta di pace avanzata da un'Europa che ha l'obbligo di impegnare il suo Parlamento eletto democraticamente da milioni di cittadine/i in un costante lavoro di ricerca delle soluzioni concretamente più giuste per evitare una catastrofe che potrebbe rivelarsi irreversibile e, nello stesso tempo, aprire una stagione diversa di giustizia e di prospettiva per il futuro.