La presentazione della candidatura ha significato, prima di tutto, una fuoriuscita da una sorta di "minorità" che aveva accompagnato la Città nella fase di fuoriuscita dall'identità industriale, in particolare nel primo decennio del XXI secolo quando la logica di scambio era apparsa l'unica via per cercare di giocare in difesa rispetto ad un declino accettato come apparentemente inevitabile. Diversa era stata la fase precedente nei decenni del secondo '900, quella sì di difesa del tessuto industriale ma intrecciata e accompagnata da seri tentativi di ridefinire una soggettività prima di tutto culturale del nostro territorio tenendo conto di una forte identità dettata da quella che un tempo si definiva "etica operaia".
Il percorso che la candidatura ha compiuto fino alla fase finale e il suo sviluppo può rappresentare adesso il punto d'appoggio per un salto in avanti di fase. Un salto in avanti posto sul piano della consapevolezza dell'essere in grado di agire come soggetto di innovazione e di trasformazione ben oltre la fondamentale cura di un territorio già piagato da scelte dettate dalla logica speculativa e incomplete sul piano della "visione".
Occorre allargare ancora il senso della scelta del tema riguardante le "Rotte".
L'orientamento della "Savona fuori di Savona" può svolgere una funzione fondamentale di coesione quale vero e proprio riferimento. Il richiamo alla "Savona fuori di Savona" dovrà però essenzialmente valere per il più ampio spettro di azione a livello geografico, storico, artistico.
Il significato di uscita dalla fase di "smarrimento dell'identità" delinea il futuro di una Città che considera la cultura nella diversità e complessità del suo scibile come la "veste" da indossare trovandosi pienamente a proprio agio nonostante le differenze da salvaguardare come ricchezza (comprese quelle di genere, di etnia. di religione, di background culturale, di "status" sociale").
Il senso della "Savona fuori di Savona" che è ritornata ad avere un ruolo in Liguria, in Italia, in Europa e nel Mondo è quello di rappresentare non una semplice "espressione geografica" o di semplice punto di richiamo ad un "passato perduto" ma quello di una realtà viva, moderna, dinamica che l'itinerario compiuto in questa occasione ha lanciato e suffragato in vista del domani, un domani che fermamamente vogliamo essere di pace.
Franco Astengo, associazione Il Rosso non è il nero