Il metodo scelto per affrontare il percorso di candidatura di Savona a Capitale della Cultura ha previsto come asse portante la partecipazione dei cittadini alla fase progettuale dei contenuti da inserire nel dossier.
Savona per anni è stata caratterizzata da ambienti culturali ad appannaggio di pochi, in alcuni casi poco inclini al cambiamento e alla condivisione di posizioni e idee.
Nei primi mesi di candidatura si è così registrata una certa diffidenza di queste persone nel valutare la positività del percorso che si andava a intraprendere. Bravo è stato il Sindaco nel non farsi influenzare dagli atteggiamenti negazionisti e credere fermamente che la candidatura andasse perseguita.
La proposta partecipativa ha così da subito svelato ‘slot’ liberi che fino a quel momento non esistevano. Ogni cittadino di buona volontà, secondo i suoi interessi e soprattutto seguendo le sue competenze, ha avuto la possibilità di inserirsi in ambiti per lui nuovi e da lì contribuire attivamente alle attività in essere.
La conseguenza è stato l’avvio di una sorta di ricambio generazionale e la città ha avuto così modo di conoscere persone di alto valore. In molti casi questi soggetti si sono rivelati essere giovani e giovanissimi che, molto motivati dai nuovi ruoli prima introvabili, hanno proposto nuovi punti di vista, innovativi rispetto alle programmazioni precedenti.
Le città sono entità complesse dalle dinamiche che si sviluppano velocemente perché producono concatenamenti di eventi che si influenzano fra loro. Questo avviene sia in senso positivo che negativo.
In questo caso il terreno reso fertile da un percorso come quello di candidatura ha reso possibile l’inserimento di nuovi soggetti in vari campi e non solo in quello culturale. L’emulazione, il vedere che si stavano aprendo nuove finestre, lo svilupparsi di contenuti che prima non avrebbero attecchito, anche solo l’aumento numerico delle proposte ha portato le persone ad avere maggiore fiducia e a mettersi in gioco con più coraggio.
Sta ora a noi “vecchi” mettere a sistema questo nuovo stato delle cose e investire su di loro lasciando il prima possibile le chiavi del nostro/loro futuro.
In una città caratterizzata da un’età media così elevata la possibilità che dei giovani possano occuparsi della cosa pubblica è un fatto auspicabile e direi rivoluzionario. Nei giudizi negativi che leggo in questi giorni traspare in modo evidente come non si conoscano le dinamiche e i conseguenti risultati del percorso intrapreso. In particolare le critiche sono espresse da cittadini che non hanno voluto aderire alla realizzazione del progetto di candidatura. Questo, a mio avviso, è il motivo dell’incapacità di saper dare la giusta valutazione a circoli virtuosi, come quello descritto; un processo che ritengo di vitale importanza per migliorare la città che verrà.
Qualora poi si voglia solo valutare le cose in Euro, come vedo molti insistono a fare, lo si faccia pure, ma allora si dovrebbe saper dare un valore anche ai nuovi giovani “imbarcati” che rappresentano un investimento reale; capitale, questo sì, ma umano, per un futuro migliore.