Le elezioni amministrative svoltesi a Savona nell'ottobre 2021 diedero un risultato che pose la Città in una dimensione di tale interesse politico a livello nazionale da far parlare (anche a sproposito) di "modello Savona": infatti era risultato eletto un sindaco, Marco Russo, capace di presentare e far vincere un progetto elaborato da soggetti intellettuali e di rappresentanza sociale che si erano aggregati in autonomia dalle forze politiche, ricevendone il consenso in una seconda battuta (quasi per accettazione).
In quel frangente era emersa la forza di candidato sindaco e progetto assieme di realizzare il massimo di unità delle forze progressiste, democratiche costituzionali, sconfiggendo nettamente la destra arrivata alla competizione come maggioranza uscente (senza ricandidare il sindaco in carica).
Da quelle elezioni è scaturita una amministrazione che fin qui ha avuto al centro della sua attività la prospettiva di un mutamento di fondo nell'assetto cittadino non tanto e non solo sotto l'aspetto urbanistico (ponendo prioritario il tema del recupero dei contenitori storici) ma di un cambiamento nell'identità stessa della Città .
Identità perduta e non ritrovata nella fase post-industriale e dello scambio con la speculazione edilizia e lo spostamento d'asse di riferimento del porto, non soltanto dal punto di vista dei riferimenti commerciali e di traffico ma anche dal punto di vista della dislocazione geografica : un cambiamento quello della nuova amministrazione che puntava anche alle stesse consolidate modalità di vita cittadina nelle esigenze quotidiane.
Avviati alcuni cantieri e presi primi provvedimenti (molto discussi) di pedonalizzazione del centro cittadino l'attenzione dell'attività amministrativa si è progressivamente spostata su di un obiettivo molto ambizioso: la corsa alla nomina di capitale italiana della cultura per il 2027.
Una nomina che avrebbe potuto intendersi quale fattore importante almeno sotto due aspetti: fornire un orizzonte concreto alle operazioni urbanistiche in corso con il recupero dei contenitori storici, presentare un elemento di nuova fisionomia consentendo di superare - appunto - la fase post-industriale segnata dall'incertezza.
Sull'obiettivo della nomina a capitale italiana della cultura l'amministrazione ha impegnato, per oltre un anno, risorse imponenti di capitale sociale organizzando incontri, manifestazioni, consultazioni con ampio coinvolgimento delle risorse disponibili sul piano intellettuale e delle relazioni proprie e altrui (disponibili) all'interno e all'esterno della città.
Contemporaneamente è bene non dimenticare che si è svolto un confronto sociale molto ampio di opposizione al trasferimento di una nave-rigassificatrice da Piombino alla rada di Savona - Vado: una operazione svolta dal centro-destra regionale in chiave puramente clientelare dalla cui competenza addirittura il comune di Savona era stato inizialmente escluso.
Elaborazione del progetto di capitale della cultura e opposizione verso l'installazione della nave-rigassificatore hanno proceduto per un certo periodo in parallelo consentendo all'amministrazione di svolgere una efficace funzione di "intelligenza collettiva" e di acquisire livelli elevati di "audience" positiva.
Abbiamo usato il termine "audience" perché la connessione istituzione/partecipazione diretta non poteva in ogni caso arrivare a determinare il risultato complessivo di entrambe le operazioni: infatti la nomina a capitale della cultura è toccata ad un'altra città e la questione del "rigassificatore" è ancora adesso probabilmente "sub judice".
"Audience" definizione da utilizzare anche per il motivo che in entrambi i casi (città della cultura, rigassificatore) è risultata molto ridotta la forza di intermediazione esercitata dalle forze politiche: segnale molto importante della difficoltà da parte dei soggetti politico-partitici a crescere sotto l'aspetto della soggettività operativa e della possibilità di svolgere una funzione di effettivo radicamento sociale.
Un radicamento sociale che si dovrebbe realizzare non semplicemente cercando di cavalcare "l'onda dei fatti" ma svolgendo essenziali funzioni di indirizzo e di pedagogia politica.
Questo elemento definibile come di deficit di intermediazione politica sta emergendo anche nella seconda fase di attività dell'amministrazione avviata proprio in queste settimane e caratterizzata da una situazione molto diversa dalla precedente: ci si trova difatti a un vero e proprio tentativo di mutamento nel consolidato della vita cittadina.
Oggetto del contendere il passaggio alla raccolta differenziata dei rifiuti, sulla quale si è avviato un fenomeno di vera e propria mobilitazione che non affrontato adeguatamente rischia di coagulare tensioni ed umori in dimensione rovesciata rispetto alla fase "capitale della cultura/no rigassificatore".
In questa sede non si dispongono delle risorse intellettuali e di conoscenza per misurare luci e ombre del progetto fin qui presentato dall'azienda incaricata: salvo registrare la difficoltà emergente di praticare una educazione permanente e diffusa verso i temi ambientali. Una difficoltà che è caratteristica complessiva a dimensione nazionale (e sovranazionale). Assenza di cultura scientifica e civica che pesa su tutto il complesso di questo comparto che, in ogni caso, risulta assolutamente decisivo per imporre una svolta nei temi dello sviluppo e della convivenza genere umano/natura.
Nel limitarci ad una- sia pure schematica - analisi di sociologia politica si può dire che (analogamente ma in misura maggiore rispetto alla problematica della pedonalizzazione) il tema della raccolta differenziata dei rifiuti stia facendo transitare una parte dell'opinione pubblica cittadina da una posizione di "audience" a una posizione di "performance" grazie ad un attivismo (nelle occasioni assembleari, con raccolte di firme) teso - prima di tutto -ad aggregare il dissenso. Una situazione molto diversa tra la produzione di progettualità dal basso (audience: capitale della cultura) e tentativo di incidere sulla realtà amministrativa (performance: no alla raccolta differenziata o almeno alle modalità scelte per attuarla).
Si può schematizzare: abbiamo avuto una fase di "audience" rivolta al positivo, adesso il rischio è che la fase di "performance" si misuri con il negativo.
Ritorna qui il tema del ritardo culturale nella prospettiva di radicamento dell'intermediazione politica, che probabilmente rappresenta il punto di maggior riflessione necessario da portare avanti nel completare il disegno del "laboratorio Savona" come presentato in quelle elezioni del 2021 già ricordate all'inizio.
Infine: un passaggio importante sarà rappresentato dalle prossime elezioni dei comitati di quartiere, vera novità dopo l'abolizione delle circoscrizioni avvenuta nel 2013.
E' stata scelta la via partecipativa (anche grazie al lavoro dei dipartimenti di scienza politica dell'Università di Genova e di Siena) piuttosto che di quella rappresentativa: si tratterà di una prova del fuoco soprattutto per le forze politiche che saranno chiamate ad un impegno di natura ben diversa dalla semplice costruzione di posizioni istituzionali.
L' esito delle elezioni dei comitati di quartiere potrà consentirci di valutare quanti passi in avanti sono stati compiuti attorno al nodo "partecipazione/<wbr></wbr>rappresentanza" e i soggetti politici dovranno fornire una risposta in questo senso.
Non può essere sprecata l'opportunità di aprire una prospettiva questa volta sì di "performance" ma rivolta verso il "positivo".