News16 aprile 2025 17:32

Mafie: il silenzio è complice

Roberto Traverso (Sindacato Appartenenti Polizia): "Il silenzio politico di chi governa il terriotrio ligure è un'anomalia istituzionale. Le mafie si nutrono del degrado sociale e urbano, della desertificazione delle periferie, dell’abbandono dei servizi e della marginalità, ed è proprio lì che attecchiscono"

Mafie: il silenzio è complice

IL RADICAMENTO DELLE MAFIE IN LIGURIA: UNA PRESENZA STABILE E STRUTTURATA

Negli ultimi vent’anni la Liguria e in particolare Genova hanno assistito a un’evoluzione significativa delle infiltrazioni mafiose, caratterizzate da una strategia silenziosa ma pervasiva che ha visto le organizzazioni criminali radicarsi nel tessuto economico e sociale della regione sfruttando le vulnerabilità del territorio e le opportunità offerte dai grandi investimenti pubblici, in particolare la ’ndrangheta ha consolidato la sua presenza attraverso tre “locali” principali a Genova, Lavagna e Ventimiglia con la famiglia Gangemi al vertice del locale genovese che funge da “Camera di controllo regionale” con collegamenti diretti con il Crimine reggino, mentre Ventimiglia svolge il ruolo di “Camera di passaggio” con la Francia, e le infiltrazioni si estendono a tutti i settori redditizi dell’economia legale attraverso il reinvestimento di capitali illeciti, accanto alla ’ndrangheta sono presenti anche proiezioni di Cosa Nostra e Camorra inserite rispettivamente nel settore della logistica, del movimento terra e della ristorazione ma con una flessibilità operativa che consente collaborazione tra le diverse organizzazioni grazie al collante del denaro, la DIA ha sottolineato il rischio concreto di infiltrazioni mafiose nelle grandi opere pubbliche in corso come il Terzo Valico, il nodo ferroviario di Genova e quelle legate al PNRR, dove le organizzazioni criminali potrebbero tentare di intercettare i fondi attraverso aggiudicazioni indebite di appalti e subappalti grazie a rapporti consolidati nel mondo imprenditoriale e politico, a questo si aggiunge la crisi economica aggravata dalla pandemia e dal caro energia che rende molte aziende liguri vulnerabili a operazioni di acquisizione da parte della criminalità organizzata in particolare della ’ndrangheta che potrebbe allearsi con sodalizi esteri per espandersi su nuovi mercati illegali, il porto di Genova è oggi un hub strategico per il traffico internazionale di cocaina superando Gioia Tauro e Livorno con circa il 40% della cocaina sequestrata in Italia che transita da qui e con la presenza della ’ndrangheta che si avvale delle strutture logistiche liguri per le importazioni, e anche i porti di La Spezia e Vado Ligure rappresentano snodi chiave, nel centro storico di Genova invece operano gruppi criminali stranieri – marocchini, senegalesi, ecuadoriani e gambiani – che gestiscono lo spaccio al dettaglio di hashish e marijuana sfruttando la posizione strategica della Liguria lungo le rotte dal Marocco, la DIA ha effettuato 21 accessi nei cantieri del distretto ligure solo nel 2024, di cui 11 a Genova, proprio per monitorare le infiltrazioni mafiose legate ai fondi del PNRR, rilevando criticità che necessitano di approfondimenti e confermando la necessità di un monitoraggio costante.

IL SILENZIO POLITICO DI CHI GOVERNA IL TERRITORIO LIGURE E GENOVESE: ANOMALIA ISTITUZIONALE

Ma a fronte di un quadro così allarmante risulta evidente e preoccupante il sistematico silenzio istituzionale da parte di chi governa da anni sia Genova che la Regione Liguria, un silenzio che stride con le evidenze prodotte dalla DIA, dalle forze dell’ordine e dalla magistratura che documentano la presenza e l’operatività delle mafie sul territorio, e questo scollamento tra istituzioni statali e rappresentanza politica locale rappresenta un’anomalia grave che come segretario del SIAP – Sindacato Italiano Appartenenti Polizia – io Roberto Traverso denuncio da tempo, perché questa rimozione politica e culturale del fenomeno mafioso indebolisce l’azione di contrasto e isola chi ogni giorno è in prima linea, lo Stato ha il dovere di combattere il fenomeno mafioso con tutti i mezzi disponibili ma chi governa il territorio ha la responsabilità di affrontarlo politicamente e amministrativamente e non può continuare a non parlarne, le mafie si nutrono del degrado sociale e urbano, della desertificazione delle periferie, dell’abbandono dei servizi e della marginalità, ed è proprio lì che attecchiscono, per questo serve un’azione di sistema coordinata, forte, che integri prevenzione sociale e azione repressiva valorizzando tutte le professionalità in campo.

L’URGENZA DI UN COORDINAMENTO TRA LE FORZE E IL VALORE DELLA POLIZIA LOCALE

È fondamentale e non più rinviabile mettere in campo un vero coordinamento tra tutte le forze dello Stato – Polizia di Stato e Carabinieri – e la Polizia Locale, che rappresenta una professionalità importante, un patrimonio che deve essere messo nelle condizioni di operare con efficacia all’interno di un disegno condiviso e non con azioni scollegate, perché quando si leggono liste di attività svolte in autonomia dalla Polizia Locale si perde l’occasione di fare massa critica, di essere realmente efficaci, e questo è un errore che non possiamo più permetterci, il recupero del tessuto sociale e umano delle periferie è il vero terreno sul quale si gioca la partita contro le mafie, perché è proprio nel vuoto lasciato dallo Stato e dalle istituzioni locali che la criminalità organizzata si insinua, promette, controlla e distrugge, ed è per questo che ho molto apprezzato il taglio dato dalla candidata sindaca Silvia Salis che ha messo al centro della sua proposta politica il tema della sicurezza in una visione ampia che comprende il recupero del degrado urbano e sociale, mentre trovo estremamente preoccupante che si continui a dare una rappresentazione rassicurante basata su statistiche che non restituiscono la reale condizione del territorio, perché non è vero che la situazione stia migliorando sul fronte del degrado e della sicurezza, le mafie portano droga, distruggono il futuro dei giovani ma oggi anche delle fasce più adulte, la dipendenza produce isolamento, abbandono, tragedie, e questa è una realtà che deve essere affrontata con decisione e senza retorica.

INVESTIGAZIONE E PREVENZIONE: LA PRIORITÀ DI UNA CITTÀ COME GENOVA

È per questo che continuo a porre con forza la questione della gestione delle risorse professionali dello Stato sul territorio, perché oggi i numeri della Polizia di Stato sono assolutamente inadeguati rispetto alle reali esigenze investigative e preventive, e per questo ho recentemente reso pubblici i dati ufficiali relativi agli organici della Questura di Genova e dei Commissariati che risultano ampiamente sotto la soglia d’allerta, ma allo stesso tempo bisogna evitare di trasmettere un’immagine di Genova come città da ordine pubblico come Roma, Milano o Torino perché Genova ha bisogno di investigazione, ha bisogno di prevenzione vera, non di servizi di ordine pubblico continui e sproporzionati rispetto al territorio, Genova non può essere pensata come una città in cui si imposti la sicurezza sulla base della militarizzazione costante del territorio, perché l’ordine pubblico massivo significa che c’è un problema da affrontare con strumenti di emergenza, e invece bisogna lavorare sulla normalità, sulla quotidianità, sul controllo, sulla conoscenza e sulla prevenzione, servono risorse, servono idee, serve una direzione chiara, condivisa, perché senza un coordinamento reale tra tutte le professionalità in campo non si può vincere questa battaglia, e per questo ritengo molto positivo l’approccio proposto dalla candidata Salis che va proprio nella direzione di un cambiamento reale e concreto del sistema.


Roberto Traverso

Siap

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